Femminicidio di Carasso: “Un incubo”

“Sembrava un incubo. Una scena inspiegabile e ancora oggi sto molto male”. A tre mesi da quel terribile femminicidio di Carasso (vedi correlati), Heidi – l’amica della vittima - se l’è sentita di parlare.

“È bruttissimo vedersi una pistola puntata davanti. Mi sono vista la mia vita in pericolo, ho pensato solo a mio figlio e a mio nipote appena nato. Non riuscirò mai a dimenticare quel giorno, ancora oggi mi sento in colpa per non averla potuta aiutare”.

Un gesto inaspettato

“Io non me l’aspettavo, ma neanche lei. Nessuno si aspettava un gesto del genere. Tanto che lei non mi aveva mai detto di avere paura. Anzi mi diceva che lui non le avrebbe mai fatto del male.” Un situazione imprevedibile, e anche per questo difficile da denunciare. Ma a quelle donne che hanno paura e si sentono minacciate Heidi vuole lanciare un appello: “Chi si sente in pericolo deve farsi aiutare. Ci sono persone e istituzioni competenti. Bisogna parlarne i familiari, con gli amici. Non tenersi dentro le paure. Perché noi donne dobbiamo vivere serene.”

L'intervista è stata diffusa durante la puntata di 60 minuti estate, condotta da Sharon Bernardi, dedicata al tema della violenza sulle donne. La Svizzera e il Ticino fanno abbastanza per proteggere le donne? Le leggi oggi sono sufficienti per affrontare quella che la politica definisce una “piaga social”?¨

Ospiti in studio:

-Sabrina Aldi, gran consigliera della Lega dei ticinesi

-Frida Andreotti, responsabile della Divisione giustizia e coordinatrice gruppo permanente di accompagnamento in tema di violenza domestica

-Fiorenza Bergomi, giudice al Tribunale penale federale

-Marina Carobbio, consigliera agli Stati PS