"Il primo giorno in cui torneranno a circolare i treni dal Ticino a Milano, ci sarò seduto sopra". Così, ai microfoni della RSI, Enrico Bernasconi, una vita con e sui treni. Ha lavorato occupando diversi ruoli per le ferrovie svizzere; da 14 anni è responsabile della promozione della Ferrovia retica a Milano. Domicilio e famiglia a Mendrisio, luogo di lavoro a Milano. E allora com'è la vita di frontaliere al contrario? "Contrario significa non nella norma. E a me piace essere anche un po' non nella norma. E quindi lo prendo come un simpaticissimo complimento", spiega Bernasconi.
Un frontaliere al contrario, abituato per diversi anni agli spostamenti dal domicilio luogo di lavoro con i mezzi pubblici, che ora ha visto cambiare tutto. "Nel mio caso ci si mette anche una frontiera di mezzo. Sto parlando da Mendrisio, in quanto da due mesi e mezzo praticamente lavoro da casa", dice Bernasconi.
Un tele-lavoro come quello svolto da moltissimi lavoratori in questo periodo che però, a breve, potrebbe diventare solo parziale. "Mi sono procurato tutti i documenti necessari per poter rientrare al più presto, almeno un giorno o due alla settimana in ufficio".
Ma qual è lo sguardo di Milano e della Lombardia sul Ticino, pure in difficoltà? "Si parla relativamente poco del Ticino, in questo momento il problema o la tematica che sta in testa ai Lombardi, è la propria regione". Un popolo ticinese, diventato negli ultimi mesi un esempio per molti lombardi. "Lo Stato del Canton Ticino ci ha consigliato delle regole, non ci ha imposto delle regole con tanto di multe a livello personale, autocertificazioni etc. E noi siamo stati in grado di rispettarle".
Milano è una città che non presenta un calo di casi come quello del resto dell'Italia. Tornare a Milano incute più timore oppure più felicità per ritrovare una pseudo quotidianità? "La felicità. Soprattutto di ritrovare il mio ambiente di lavoro", conclude Bernasconi.