L’Unione delle associazioni dell’edilizia (UAE), ispiratrice della LIA, non intende lanciare un referendum contro la recente decisione del Parlamento ticinese di abrogare la Legge sulle imprese artigianali.
L’organizzazione mantello ha deciso venerdì mattina, quindi, di staccare definitivamente la spina: "...le 13 associazioni professionali affiliate all’Unione Associazioni dell’Edilizia (UAE) hanno dibattuto sulla possibilità di opporsi a tale decisione mediante l’esercizio del diritto di referendum popolare, uno dei diritti politici fondamentali. Dopo una prima discussione di fondo, tenutasi lunedì, è stato concesso un ulteriore termine – anche in considerazione del fatto che alcuni comitati direttivi dovevano ancora riunirsi – per esprimere la propria posizione in merito a questa importante opportunità. Il termine in questione scadeva questa mattina e le risposte rientrate dalle varie associazioni hanno decretato – a maggioranza – di non procedere con il lancio di un referendum."
Una decisione adottata, viene sottolineato in un comunicato stampa, soprattutto "dall’indiscutibile mancato convinto sostegno da parte della maggioranza politica e dall’esaurimento delle energie, investite senza risparmio dalla nostra Associazione per salvaguardare una legge fortemente voluta e per combattere un’opposizione basata semplicemente sulla demagogia e che non ha saputo proporre alternative concrete" (per saperne di più, LEGGI il comunicato in coda all'articolo).
Sul tavolo, ora, rimane solo un’iniziativa parlamentare che chiede di trovare una soluzione alternativa per proteggere gli artigiani ticinesi e al contempo rispettare le norme in vigore in Svizzera.
Una strada lunga e tortuosa
È il 4 marzo del 2015 quando il rapporto della Commissione della legislazione sull’iniziativa parlamentare per una nuova legge sulle imprese artigianali, LIA, esordisce: i padroncini italiani sono un’emergenza. Il rapporto arriva sui banchi del Parlamento ticinese il 24 marzo del 2015, relatore è Giorgio Galusero.
Il Gran Consiglio aderisce in blocco al rapporto commissionale. 55 voti favorevoli, 2 astenuti e un solo contrario, ovvero il popolare democratico Carlo Luigi Caimi. Il suo intervento in aula, con il senno di poi, ha il sapore della profezia: “L’albo sugli artigiani è contrario alla legge sul mercato interno e con tutta probabilità salterà al primo ricorso al Tribunale federale.”
Il primo febbraio 2016 la legge sulle imprese artigianali è realtà, ma i mal di pancia non tardano a manifestarsi. Difensori della legge sono i sindacati e l’Unione associazioni dell’edilizia. Ma tra gli artigiani c’è anche chi raccoglie firme per chiederne la cancellazione. Mentre tutti gli sguardi erano ancora rivolti alla concorrenza da Sud, le contestazioni formali arrivano da Nord. È il febbraio del 2018 quando il Tribunale amministrativo accoglie i ricorsi inoltrati dalla Commissione federale della concorrenza, che sancisce di fatto la fine dell’albo: la LIA viola la legge federale sulla concorrenza interna.
Il Legislativo cantonale, nella sua ultima seduta di novembre, decide per l’abrogazione della LIA con 42 voti a favore, 30 contrari e 9 astensioni, dopo un'intensa discussione che ha visto il Parlamento spaccarsi tra chi intendeva ripartire da zero e chi auspicava il salvataggio di "quanto di buono ha permesso la norma in vigore dal 2016”. Oggi, la decisione dell'UAE di non lanciare un referendum.
Per saperne di più:
RG 12.30 del 16.11.18 - Il servizio di Agata Galfetti
RSI Info 16.11.2018, 13:48
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