"Chiederemo l'allestimento di un piano sociale che tuteli i dipendenti, perché alla SMB di Biasca c'è gente che lavora da 38 anni. Anche se non è obbligatorio ci impunteremo per averlo e per fare in modo che i soldi ci siano". Così Igor Cima, del sindacato UNIA, raggiunto telefonicamente dalla RSI al termine dell'assemblea del personale. Martedì è stato comunicato il posticipo di un mese della chiusura dello stabilimento. Una boccata d'ossigeno che permetterà quantomeno di recuperare ore straordinarie e vacanze.
Nonostante il posticipo, il salvataggio dell'azienda pare poco probabile. I sindacati, però, non mollano: "È una situazione veramente grave, ma pretenderemo che la SMB faccia tutto il possibile per cercare nuovi acquirenti e anche per cercare di stimolare i vecchi clienti, penso in particolare alle Ferrovie federali svizzere, a tornare sui loro passi", ha spiegato Cima.
CSI/CaL