Ticino e Grigioni

Se la violenza entra in farmacia

Indagine del cantone, un farmacista ogni cinque interpellati si è trovato confrontato a vittime di violenza domestica

  • 25 giugno 2023, 18:27
  • 11 luglio 2023, 09:57
Una farmacia ticinese
  • Keystone
Di: SEIDISERA/Romina Lara

Oltre 200 collaboratori delle farmacie in Ticino negli ultimi due anni sono entrati in contatto con delle vittime dichiarate o potenziali di violenza domestica. Il più delle volte cogliendo dei segnali emotivi. È quanto emerge da un'indagine conoscitiva promossa sul tema dal Cantone tramite un questionario inviato lo scorso marzo alle 204 farmacie presenti sul territorio, più 3 nel Grigioni italiano.


Alla base c'è l'esigenza delle autorità di conoscere il punto di vista del personale delle farmacie, quanto e se è entrato in contatto con potenziali vittime di violenza domestica e se sì, come ha reagito. Come spiega Monica Bucci, aggiunta alla direttrice della Divisione cantonale della giustizia, "l'idea nasce nel contesto del piano d'azione cantonale per l'implementazione della convenzione di Istanbul in Ticino ed è una misura che vuole rendere le farmacie un punto di contatto per le vittime di violenza domestica". L'indagine non voleva avere un carattere scientifico, ma solo conoscitivo.

Il tutto anche per verificare se vi fosse un bisogno formativo e di che tipo, per poi strutturare un intervento. Secondo Bucci, le risposte ottenute da circa 400 sui 1000 collaboratori potenzialmente coinvolti forniscono comunque una fotografia piuttosto rappresentativa della situazione.

SEIDISERA del 25.06.2023 - Il servizio di Romina Lara

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Serve più formazione per aiutare le vittime

Secondo i dati che la RSI è in grado di anticipare, il 20% di chi ha risposto (82 operatori di farmacia su 392) ha detto di aver avuto negli ultimi due anni clienti che hanno dichiarato di essere vittime di violenza domestica. L'85% inoltre non si ritiene sufficientemente formato sul tema e il 90% sente il bisogno di approfondirlo, specialmente per quanto concerne i servizi presenti sul territorio per aiutare le vittime.

"Il ruolo che le farmacie possono avere - sottolinea Monica Bucci - è quello di essere un punto di contatto privilegiato. L'accessibilità di orari e capillarità sul territorio permettono veramente di raccogliere persone di tutte le estrazioni sociali, un punto altrettanto importante. La farmacia dà un senso di discrezione e riservatezza ed è quindi chiaro che formando il personale a riconoscere questi segnali in una vittima e poterle fornire una consulenza sui servizi esistenti permette di intervenire precocemente garantendo una presa a carico adeguata".

L'esperienza del Canton Vaud

Il Cantone e le associazioni di categoria intendono attivarsi per colmare le lacune formative su questi aspetti. L'associazione ticinese delle assistenti di farmacia per voce del suo presidente Andrea Incerti accoglie positivamente l'idea di un corso specialistico che potrebbe ispirarsi o riprendere quello attuato di recente nel Canton Vaud, dove 400 persone hanno seguito una formazione online su queste tematiche. Incerti vorrebbe proporlo come corso di aggiornamento già a settembre. Durante l'estate è previsto un incontro fra le parti coinvolte per definire i prossimi passi.

SEIDISERA del 25.06.2023 - Il servizio di Lucia Mottini

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