Il decennale conflitto del Nagorno Karabakh, nel Caucaso meridionale, è riesploso da più di quindici giorni. Una guerra che affonda le sue origini nel passato quando Stalin, nel 1921, decise di assegnare la terra caucasica, a maggioranza armena, all'Azerbaijan per rafforzare il paese asiatico nell'ottica di trasformarlo in un ipotetico avamposto da cui poter esportare la rivoluzione socialista in Turchia. Negli anni, la convivenza tra la comunità armena e quella azera nella regione si è fatta sempre più difficile e si sono registrate violenze da entrambe le parti che hanno portato alla guerra degli anni Novanta che ha provocato oltre 30'000 morti e conclusasi con la vittoria dell'esercito armeno che ha occupato l'intero territorio del Nagorno Karabakh proclamando la nascita della Repubblica dell'Artsakh. Lo stato non è stato però riconosciuto da nessun paese al mondo, nemmeno dall'Armenia, e formalmente appartiene all'Azerbaijan. E' proprio questa impasse giuridica la ragione per cui si sono riaccese le ostilità.
Il Nagorno Karabakh, incastrato tra Armenia e Azerbaijan
La capitale del Nagorno Karabakh, Stepanakert, è oggi soggetta a continui bombardamenti da parte dell'artiglieria e dell'aviazione azera. In tutta la città si vedono i segni delle devastazioni provocate dalle esplosioni: case distrutte, voragini nelle strade e la gente rimasta in città è costretta a vivere nelle cantine per la paura di essere travolta dalle esplosioni. Il suono delle sirene che preannunciano una nuova incursione aerea è continuo, sia di giorno che di notte, e dopo ogni bombardamento si registrano morti e feriti.
Nagorno-Karabakh, una fragile tregua
Telegiornale 10.10.2020, 22:00
Nonostante il cessate il fuoco e la tregua umanitaria, la guerra non sembra arrestarsi e sia sul fronte che nelle città, il bilancio delle vittime e dei danni è inclemente e se non verrà firmato nel brevissimo tempo un solido accordo di pace il rischio è che il conflitto possa vedere un'escalation e a pagarne le conseguenze peggiori saranno i civili.