La tensione è ormai altissima in Venezuela. Dopo quattro mesi di crisi istituzionale e di dramma umanitario, il leader dell'opposizione e presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò, ha invitato i militari alla ribellione e i connazionali a scendere in piazza mercoledì, nell'ambito della "fase definitiva" di quella che ha definito "Operazione libertà".
Dalla radio
Contenuto audio
RG 18.30 del 01.05.2019 La corrispondenza di Emiliano Guanella
RSI Info 01.05.2019, 20:30
RG 12.30 dell'01.05.2019 La corrispondenza di Emiliano Guanella
RSI Info 01.05.2019, 14:38
Notiziario 07.00 dell'1.05.19 - La situazione in Venezuela
RSI Info 01.05.2019, 09:46
Leopoldo López, leader del partito di opposizione Volontà Popolare, arrestato nei mesi scorsi e liberato nelle ultime ore dalla fazione di militari che hanno deciso di schierarsi al fianco di Guaidò, dopo essersi rifugiato nell'ambasciata del Cile, ha deciso di trasferirsi presso quella di Spagna a Caracas.
Venezuela, giornate movimentate
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha dichiarato fallito quello che ha definito un "tentativo di colpo di stato", rivendicato la lealtà dei comandanti militari e chiamato a sua volta a una "mobilitazione popolare". In un video con ministri, leader del Partito socialista unito del Venezuela (PSUV) e vertici militari ha parlato di martedì come di "un giorno di contrasto in cui si sono contrapposte due Venezuela: una di pace e dialogo ed un'altra portatrice di violenza e venduta alle ambizioni straniere". "Ringrazio tutto il popolo venezuelano - ha poi detto - per il suo valore, coraggio e coscienza di fronte a questo tentativo di colpo di Stato frustrato. Avete dimostrato che un popolo mobilitato è garanzia di tranquillità per la Patria".
Maduro ha anche smentito il segretario di Stato USA, Mike Pompeo che, parlando alla CNN, aveva dichiarato che Maduro era già pronto a fuggire dal Venezuela martedì, nel momento in cui era montata la rivolta, ma sarebbe stato poi convinto dalla Russia a non farlo.
Martedì per le strade di Caracas si sono registrati scontri tra l'esercito di Maduro e i militari che appoggiano Guaidò che, come lui, indossano una fascia azzurra al braccio per distinguersi dai soldati del fronte opposto. I feriti sarebbero decine.
Intanto il mondo si divide, seguendo più o meno gli stessi schieramenti che si erano visti nelle prime settimane della crisi: gli Stati Uniti appoggiano Guaidò. Secondo l'agenzia Reuters, Erik Prince, fondatore della Blackwater e influente sostenitore del presidente Donald Trump, ha predisposto un piano per schierare 5'000 mercenari a fianco del presidente dell'Assemblea e rovesciare Maduro. La Russia, invece, schierata con il presidente della Repubblica in carica dal 2013, accusa l'opposizione di fomentare il conflitto. L'UE, dal canto suo, ribadisce che la soluzione deve essere "pacifica" e invita le parti a evitare violenze. I Paesi latinoamericani si schierano con l'oppositore, tranne Cuba e la Bolivia, che condannano un tentativo di colpo di stato diretto dall'estero.
ATS/ANSA/M. Ang.