Lara Quarleri - dietista ASDD, con esperienza in ambito ospedaliero e come docente, attualmente dietista indipendente presso il Polisanitario di Roveredo - ci parla di “Dieta della salute planetaria” e affronta il tema della sostenibilità delle diete da cui ne deriva il benessere dell’ambiente e della salute.
Il modo in cui mangiamo lascia il segno sulla terra: per coltivare, trasformare e conservare il cibo, abbiamo bisogno delle risorse che prendiamo dal nostro pianeta, ma il modo in cui mangiamo attualmente sfrutta eccessivamente queste risorse naturali. Dal 1970 circa, ogni anno estraiamo dalla natura più materie prime di quelle che possiamo reintegrare ed emettiamo più sostanze inquinanti di quante la natura possa rimuovere.
Le diete a base vegetale sono considerate più sostenibili rispetto a quelle ricche di carne e latticini, la cui produzione è una delle principali cause di emissioni di gas serra nel settore agricolo. Ridurre il consumo di questi alimenti può quindi contribuire significativamente alla diminuzione delle emissioni globali.
Studi dell’Università di Oxford hanno dimostrato che una dieta prevalentemente vegetale può ridurre l’impatto ambientale e migliorare la salute, riducendo il rischio di malattie croniche.
In Svizzera, un’alimentazione non sana costa miliardi, quasi un terzo della spesa sanitaria.
Cosa significa “dieta sostenibile”?
Una dieta sostenibile è quella che considera non solo il benessere individuale, ma anche quello del pianeta e delle comunità, mirando a un equilibrio tra salute (riducendo i rischi di malattie croniche), ambiente (riduce le emissioni di gas serra, il consumo di acqua e l’uso di risorse naturali) e giustizia sociale (accessibile a tutte le persone, riducendo le disuguaglianze).
Qual è l’impatto ambientale delle differenti diete che si seguono nel nostro Paese?
Secondo l’organizzazione ambientalista WWF Svizzera, l’alimentazione provoca in media il 16% della nostra impronta ecologica in Svizzera - solo i beni di consumo e la mobilità hanno un impatto maggiore. Gran parte di questo impatto è dovuto agli alimenti di origine animale: carne, pesce, latticini e uova. Il passaggio a una dieta vegetariana ridurrebbe l’impronta ecologica di uno svizzero medio del 24%.
In Svizzera si consumano 47 kg di carne, 189 uova e 23 kg di formaggio all’anno per persona.
Le abitudini alimentari, però, stanno lentamente cambiando: sempre più persone scelgono di consumare alimenti freschi e locali, riducendo il consumo di prodotti trasformati e di origine animale.
Dieta e sostenibilità in Svizzera: a che punto siamo?
Nel 2022 la quota di vegetariani in Svizzera ammontava a circa il 5% della popolazione totale, mentre la quota di vegani, attualmente pari allo 0,7%, è aumentata solo leggermente rispetto all’anno precedente. In un confronto tra paesi del 2024, la Svizzera, però, presentava la percentuale più alta di vegetariani rispetto ad altri paesi europei.
Ci sono differenze regionali, in base al sesso e al livello culturale. Per esempio, in Svizzera tedesca la percentuale di vegetariani e vegani è nettamente più elevata rispetto alla Svizzera francese; più di tre quarti dei vegani sono donne i vegetariani o vegani sono più diffusi tra le persone che hanno conseguito una laurea.
Uno studio congiunto delle Università di San Gallo e Berna e dell’Inselspital di Berna ha evidenziato che circa il 18% delle famiglie svizzere rientra attualmente nella categoria dei flexitariani: seguono un’alimentazione prevalentemente vegetale e riducono la carne e gli altri prodotti di origine animale senza però rinunciarvi del tutto.
Cos’è la “Dieta della salute planetaria”?
E’ un modello alimentare sviluppato nel 2019 da un gruppo di esperti della Lancet Commission on Health and Climate Change e pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition: con una dieta sana e sostenibile si ridurrebbe del 30% il rischio di morte prematura e si ridurrebbe l’impatto ambientale (-29% emissioni di gas serra e -51% di utilizzo del suolo).
Si tratta di un modello che promuove una alimentazione che comprendere prodotti animali, ma nella giusta quantità e provenienza, quindi che potrebbe abbracciare anche chi non se la sente di passare ad un modello vegetariano. I punti principali di questa dieta sono i seguenti:
Carne rossa non più di 50 grammi a settimana, evitando le carni trasformate;
Frutta, verdura, legumi, noci e semi presenti tutti i giorni con 5 porzioni di frutta e verdura e 75 g di legumi, noci e semi;
Sfruttare le fonti di proteine vegetali come il tofu e assumere 200 grammi di pesce a settimana ma solo se proviene da fonti sostenibili, per ridurre la pressione sugli ecosistemi marini;
Latte e latticini provenienti da allevamenti a basse emissioni e biologici;
Cerali in buona quantità, derivati da coltivazioni biologiche.
Ovviamente una dieta ecosostenibile è solo una parte di uno stile di vita ecosostenibile. Per ridurre davvero il nostro impatto sull’ambiente, bisogna adottare un approccio più ampio che coinvolga vari aspetti della vita quotidiana: mobilità, energia e risparmio energetico, modalità di gestione dei rifiuti, riduzione dello spreco di acqua, abbigliamento e moda sostenibile.
Alimentazione sostenibile e nuove generazioni
Il rispetto che abbiamo oggi verso l’ambiente potrà migliorare il mondo delle nuove generazioni, per questo è importante parlare di alimentazione sostenibile anche con i bambini. Per loro l’esempio pratico è molto più efficace di un discorso teorico coinvolgendoli direttamente in attività che li connettano con la sostenibilità alimentare (visitare fattorie, cucinare insieme, andare a recuperare prodotti a km zero). E’ molto probabile che i bambini nati da genitori rispettosi dell’ambiente crescano con una maggiore consapevolezza e rispetto per l’ambiente e per le risorse naturali, tra cui la gestione dello spreco e il valore di ciò che la natura ci offre.
Misura l’impatto della tua dieta
Se si vuole conoscere l’impatto ambientale della propria dieta è possibile calcolarlo in questa pagina: https://harvard-foodprint-calculator.github.io/