Quando ci prepariamo alla stesura della nostra rubrica “Star del mese”, per aiutare il consumatore a scegliere alimenti locali e di stagione, negli ultimi anni ci risulta sempre più difficile indicare quali colture sono di stagione in un determinato momento, cercando sempre conferma e confronto con contadini locali.
Alla luce del cambiamento climatico, con inverni più miti, estati calde e frequenti siccità, che stanno alterando i cicli di crescita delle colture e richiedono agli agricoltori di adattarsi rapidamente per mantenere la loro produttività, dunque: esistono ancora le stagioni come in passato? E le colture, sono sempre le stesse?
Lo abbiamo chiesto ad esperti del settore.
La Svizzera italiana ha una topografia variegata e un clima prevalentemente temperato che la rendono storicamente un luogo invidiabile per la sua capacità di offrire una produzione agricola variegata su tutto l’anno che spazia dalla viticoltura alla coltivazione di cereali, ortaggi e frutticoltura. Tuttavia, negli ultimi anni, il clima locale ha subito dei cambiamenti significativi, rendendo il decorso delle stagioni meno prevedibile e quindi la pianificazione delle colture più difficile. Inoltre, l’avvento di sempre più frequenti episodi di maltempo inaspettati contribuisce ad intensificare il problema.
Sem Genini, Segretario agricolo dell’UCT - Unione Contadini Ticinesi -, evidenzia le sfide che l’agricoltura ticinese sta affrontando a causa del cambiamento climatico. Secondo lui: «L’agricoltura vive il cambiamento climatico sulla propria pelle, anche con annessi cambiamenti che richiedono un adattamento continuo da parte delle famiglie contadine». Nonostante le difficoltà, però, il segretario tiene a precisare che: «Gli agricoltori mantengono un atteggiamento positivo, continuando a lavorare con passione e impegno per contribuire alla sicurezza alimentare del nostro Paese».
È però l’incertezza di quali saranno le condizioni estreme più probabili a impedire di prepararsi.
Sem Genini, Segretario agricolo UCT
Cambiamento climatico e agricoltura: dal campo alla serra
I fenomeni meteorologici estremi, come ondate di calore oppure piogge molte intense, non solo possono provocare un danno alle colture gravando sulla resa, ma possono anche danneggiare il suolo riducendone la qualità e aumentare la proliferazione di malattie e parassiti. Per questo motivo, il cambiamento climatico rappresenta una sfida significativa per le famiglie contadine della regione, che devono adattarsi alle condizioni in evoluzione attraverso una pianificazione aziendale a 360° e misure a breve, medio e lungo termine, sostenute da adeguate condizioni quadro.
Un’analisi quantitativa ha mostrato che, per l’agricoltura ticinese, l’aumento della siccità alternata all’aumento delle alluvioni è il rischio climatico più significativo. Sempre più agricoltori stanno investendo in soluzioni alternative per proteggere le colture dalle intemperie e preservare le risorse idriche, passando dalla coltivazione in campo aperto alla serra.
Questa pratica, che consente di creare ambienti ottimali per la crescita delle piante, è sempre più diffusa, ma comporta costi di produzione significativamente più alti.
In questi ambienti si coltivano varietà più standardizzate rispetto al campo. Sebbene il miglioramento dell’efficienza produttiva e la massimizzazione della resa sono obiettivi imprenditorialmente validi, potrebbe esserci un tasso di perdita della diversità agricola autoctona ticinese e delle caratteristiche organolettiche distintive delle produzioni tradizionali.
Negli ultimi 20 anni sono state costruite tante serre high-tech, quindi prodotti mediterranei come pomodori e melanzane sono maggiormente disponibili.
Lucia Bernasconi, Collaboratrice scientifica, AGRIDEA
Nuove colture in risposta al cambiamento climatico
Per far fronte all’alterazione delle condizioni climatiche in Ticino, sono state introdotte alcune nuove colture, come spiega Lucia Bernasconi di AGRIDEA - Associazione svizzera per l’agricoltura e lo sviluppo delle aree rurali -: «Le superfici coltivate con sorgo sono aumentate perché è una pianta con metabolismo C4 ben adattata a temperature elevate. Possiede un contenuto energetico inferiore a quello del mais ma tollera meglio il caldo e la siccità, dalla quale si riprende più facilmente».
Anche il Segretario UCT Sem Genini interviene sul tema, sottolineando che, in risposta al cambiamento climatico: «Nel medio-lungo termine è probabile che si ricorrerà a varietà vegetali e razze animali più resistenti»; tuttavia, avverte che il successo di queste nuove colture dipende dalla domanda dei consumatori, poiché, se alle colture non seguita domanda, il rischio è quello di avere esuberi di prodotti agroalimentari che non piacciono con conseguente spreco alimentare.
Genini menziona l’introduzione di nuove colture che stanno già trovando spazio nel panorama agricolo ticinese, come alcune varietà resistenti di agrumi e aggiunge: «Potrebbero di certo crearsi una nuova nicchia di mercato, vedremo se sarà così».
Nuove condizioni climatiche, dunque, significano nuove varietà che si acclimatano, facendo presagire che ci si potrà aspettare una graduale variazione dell’offerta stagionale dei generi orto-frutticoli nei mercati del nostro Cantone.
“Non esistono più le stagioni”
Secondo Maurizio Cattaneo, agricoltore biodinamico sul piano di Magadino: «Non esistono più le stagioni, siamo quasi in una situazione perenne di mezze-stagioni, è dura cercare di prevedere quelli che potrebbero essere i momenti di raccolta e piantagione». Il signor Cattaneo sente un cambiamento di stagionalità e nota come c’è meno continuità rispetto a come un tempo i momenti di raccolta del prodotto era ripartito su più settimane, «Adesso capita che in una settimana devi raccogliere tutti i tuoi cavolfiori o tutti i tuoi broccoli, questo può creare momenti in cui è presente troppa offerta di un dato ortaggio sul mercato, peggio ancora se succede lo stesso in Svizzera interna».
Siamo quasi in una situazione perenne di mezze-stagioni, è dura cercare di prevedere quelli che potrebbero essere i momenti di raccolta e piantagione.
Maurizio Cattaneo, Agricoltore biodinamico ticinese
Un altro aspetto molto importante che sottolinea l’agricoltore ticinese, è come ci sia anche una variazione dei gusti da parte del consumatore che abituato a consumare determinati alimenti con determinati climi, cambia alimentazione a discapito di un’offerta regionale annuale tipicizzata: «Può essere che ho pronto il cavolfiore, ma a novembre arriva un’ondata di caldo, e nessuno ha più voglia di cucinarlo!».
Quando si parla di stagioni, il Segretario Genini conferma che esistono ancora, ma sono meno marcate con anche la crescente possibilità che: «Siano meno intense ma che i passaggi tra l’una e l’altra siano repentini». Questo rende la gestione agricola più complessa, ma offre anche alcune opportunità, come «Una maturazione più rapida e qualitativamente migliore delle colture».
Cambiamento climatico: solo rischi o anche opportunità?
Il cambiamento climatico, d’altro canto, può celare anche delle opportunità: l’innalzamento della temperatura media offre opportunità significative per l’agricoltura ticinese, come una crescita più rapida delle colture e un miglioramento della qualità, in particolare per la viticoltura stando all’ufficio di statistica Ustat della Divisione delle Risorse del Canton Ticino. L’indice della primavera, ovvero l’inizio dello sviluppo vegetativo in primavera, potrebbe anticiparsi, portando a sua volta le colture sul mercato prima.
Prima le date di semina e piantagione erano quasi ripetitive negli anni, ora quando preparo i piani colturali bisogna avere un piano A, B e C.
Maurizio Cattaneo, Agricoltore biodinamico ticinese
Cambiamenti anche per i pascoli e gli alpeggi
L’aumento delle temperature comporta una riduzione della copertura nevosa in Ticino, alterando la crescita dell’erba in montagna. Di conseguenza, l’erba è pronta per il pascolo anticipatamente e, se pascolata nel periodo abituale, la qualità risulta essere inferiore. Gli agricoltori devono adattare le loro pratiche per far fronte a questi cambiamenti e mantenere la sostenibilità e la produttività.
In inverni poco nevosi o con temperature molto alte, anche in altitudine l’erba è pronta per essere pascolata molto presto nella stagione, rendendo più difficile la gestione degli alpeggi.
Lucia Bernasconi, Collaboratrice scientifica, AGRIDEA
I cambiamenti climatici riservano molte sfide per l’agricoltore ticinese che deve dimostrare notevole capacità di adattamento e resilienza per affrontare e superare questi ostacoli. Ciò comporta un uso efficiente delle risorse, l’adozione di pratiche agricole sostenibili e la selezione di colture più resistenti. Tuttavia, queste misure devono essere supportate dall’impegno della Confederazione e del Cantone nell’implementare politiche agricole adeguate e nel promuovere la consapevolezza e il sostegno della popolazione elvetica per costruire un sistema agricolo ancora più resiliente e sostenibile: «Ed è proprio questa una delle direzioni in cui sta andando la nuova politica agricola che sta prendendo forma nei numerosi gremi a livello federale», conferma Genini.
Il giardino di Albert RePlay - Agricoltura
Selezionati per voi 26.06.2022, 18:05