Economia e Finanza

Salari "affondati" dall’inflazione nel 2022

Tenuto conto del rincaro, gli stipendi in Svizzera sono scesi dell'1,9% e con loro il potere d’acquisto – Cifre che non si vedevano dal 1942 - USS: "Situazione preoccupante"

  • 24 aprile 2023, 10:54
  • 20 novembre, 11:27
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La contrazione del 2022 fa seguito a quella già marcata del 2021, pari al -0,8%, che era stata la più forte dal 1979 (quando si registrò -1,5%)

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Di: ATS/dielle 

Il 2022 ha lasciato meno soldi in tasca ai lavoratori in Svizzera: i salari sono infatti scesi dell'1,9%, tenuto conto dell'andamento dell'inflazione. Una contrazione del genere non si era mai vista dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Secondo i dati diffusi lunedì dall'Ufficio federale di statistica, l'indice dei salari nominali è cresciuto in media dello 0,9% nel 2022, ma la progressione ha dovuto fare i conti con un rincaro che si è attestato al 2,8%, legato in particolare all'aumento dei prezzi del gas, dei prodotti petroliferi, delle automobili e degli affitti.

Per ritrovare una flessione di tale portata nelle tabelle storiche dell'UST bisogna risalire al 1942, l'anno dell'inizio della battaglia di Stalingrado, quando i salari reali scesero del 4,5%. E la contrazione del 2022 fa seguito a quella già marcata del 2021, pari al -0,8%, che era stata la più forte dal 1979 (quando si registrò un -1,5%).

Il calo dei salari reali è stato del 2,1% nel settore secondario e dell'1,8% in quello terziario e ha inoltre interessato maggiormente le donne (-2,0%) che gli uomini (-1,7%). L'UST non ha invece pubblicato dati disaggregati regionali.

USS: "Situazione preoccupante"

A stretto giro di posta, nel primo pomeriggio, è già giunta anche la prima reazione dell'Unione sindacale svizzera (USS), che definisce la situazione di salari e potere d'acquisto preoccupante. Secondo l'USS inoltre molte aziende si rifiutano di compensare il rincaro, sebbene siano esse stesse ad aumentare i prezzi e malgrado una situazione dei profitti florida.

Secondo la federazione guidata dall'ex consigliere di stato vodese Pierre-Yves Maillard (PS) le cose devono cambiare. Un primo passo è stato compiuto in relazione al 2023, per cui sono stati negoziati aumenti di circa il 2,5%. "Ma una politica salariale ragionevolmente equa richiede una compensazione dell'inflazione e una partecipazione agli aumenti di produttività: la necessità di recuperare il ritardo salariale è di conseguenza elevata", si legge nella nota.

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Notiziario 10.00 del 24.04.2023

Notiziario 24.04.2023, 10:14

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