Pieno sostegno” a Israele, che “ha il diritto e il dovere di difendersi”, e “ferma condanna” di Hamas, i cui atti terroristici sono “il male allo stato puro che si è scatenato sul mondo”, paragonabili alle “carneficine dell’Isis”: il presidente statunitense Joe Biden parla all’America e al mondo in diretta tv dalla Casa Bianca, allungando la lista delle vittime americane (da 11 ad almeno 14) e confermando per la prima volta che ci sono ostaggi statunitensi.
Ci sono inoltre 20 americani dispersi, come ha rivelato il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, mentre il dipartimento di Stato ha riferito che nei prossimi giorni il segretario di Stato Antony Blinken volerà in Israele.
Nel suo discorso fermo e solenne, in ritardo di un’ora e mezzo sul programma, il commander in chief ha messo in chiaro che “non ci sono giustificazioni per il terrorismo” dopo questa “brutalità che ricorda le peggiori pagine della storia”, annunciando di essere pronto a fornire ulteriori risorse aggiuntive a Israele, comprese munizioni e intercettori per rifornire lo scudo anti missile Iron Dome.
“Nessuno spazio per l’odio neppure in USA”, dove il presidente ha fatto rafforzare le misure di sicurezza nei centri ebraici. Intanto la sua amministrazione ha fissato alcuni paletti e gli obiettivi “prioritari” nel secondo fronte di guerra apertosi in Medio Oriente. Prima di tutto gli USA “non hanno alcuna intenzione di inviare soldati americani in Israele”, come ha assicurato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby annunciando il primo pacchetto di aiuti militari ormai in viaggio. E ventilando già i prossimi, che però il commander in chief vorrebbe legare a quelli per l’Ucraina nella speranza di vincere le resistenze dei repubblicani trumpiani, contrari a nuovi finanziamenti a Kiev. “Il sostegno Usa all’Ucraina continuerà. Gli Stati Uniti sono un Paese forte abbastanza da sostenere sia Kiev che Israele. Sono entrambi importanti”, ha sottolineato Kirby.
In secondo luogo per Biden la sicurezza degli americani resta una “top priority”, a partire da quelli ostaggio di Hamas. Per questo il presidente ha ordinato al suo team di lavorare con le autorità israeliane “su ogni aspetto della crisi degli ostaggi”, condividendo intelligence ed esperti governativi. La minaccia di esecuzioni di ostaggi “deve essere presa sul serio a causa della barbarie di cui Hamas ha già dimostrato di essere capace”, ha spiegato Kirby. Lo spettro è quello di una crisi degli ostaggi come quella in Iran a fine anni ‘80 che costò la presidenza a Jimmy Carter.
In terzo luogo gli USA “non vogliono vedere alcun civile innocente ucciso in nessuna parte del mondo, e questo include certamente sia Gaza che Israele”: un monito, quello di Kirby, ad entrambi le parti in guerra, rafforzato nel caso di Israele dal sostegno della Casa Bianca ad “azioni necessarie” ma “proporzionate”, anche se non sono state indicate linee rosse da non oltrepassare. Del resto l’amministrazione Biden, coordinandosi con gli alleati europei, insiste sul diritto di Israele a difendersi militarmente, dopo che il dipartimento di Stato ha prontamente cancellato un tweet in cui Blinken accoglieva con favore l’iniziativa di Ankara per un cessate il fuoco, dopo un colloquio con il collega turco Hakan Fidan.
E oggi il presidente, insieme alla sua vice Kamala Harris, ha parlato nuovamente con Netanyahu per discutere “del nostro sostegno a Israele e dei nostri sforzi coordinati con partner e alleati per difendere Israele e persone innocenti dal terrorismo e per dissuadere altri attori ostili dallo sfruttare questo attacco”. Senza nemmeno tentare di dissuaderlo dal piano di penetrare a Gaza, secondo la Cnn.
Il commander in chief, che martedì sera ha fatto illuminare la Casa Bianca con i colori della bandiera israeliana, ha messo da parte le sue riserve, anche pubbliche, al governo di destra di Netanyahu e alla sua controversa riforma della giustizia, giocando pienamente il ruolo americano di primo difensore di Israele. “In questo momento di dolore, il popolo americano sta mano nella mano con il popolo ebraico. Ricordiamo il dolore di essere attaccati dai terroristi in patria”, aveva dichiarato il giorno prima, rievocando l’11 settembre. E promettendo come oggi a Israele “tutto ciò di cui ha bisogno per difendersi”, dopo aver già inviato nel Mediterraneo orientale navi da guerra e altri jet.
La prima tranche di aiuti militari sta arrivando a destinazione. Per gli aiuti supplementari, a Israele come all’Ucraina, bisognerà attendere forse la nomina del nuovo speaker della Camera (anche se nel frattempo è stato presentato un provvedimento bipartisan per due miliardi a favore del principale alleato Usa in Medio Oriente). Mercoledì il primo voto: i repubblicani sono ancora divisi tra i due sfidanti, il capogruppo Steve Scalise e il deputato Jim Jordan, sostenuto da Trump, mentre si riaffaccia pure il defenestrato Kevin McCarthy.
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