A Kazan, in Russia, si è aperto il vertice dei Paesi denominati BRICS, ovvero le 5 grandi economie considerate emergenti rappresentate da Russia, Cina, Brasile, India e Sudafrica (e a cui si sono aggiunti, per la prima volta quest’anno, i nuovi membri: Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti). Un’organizzazione coesa, in opposizione al G7 (Gruppo dei sette, di cui fanno parte Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti).
Al vertice di Kazan il presidente russo Vladimir Putin ha dimostrato la sua intesa con tutti i BRICS, di fronte a un Occidente che ha cercato di isolarlo dopo l’offensiva in Ucraina. Un abbraccio dal premier indiano Narendra Modi, un caloroso saluto del leader cinese Xi Jinping - che lo chiama “vecchio amico” - e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa che descrive la Russia come “un alleato e un amico molto prezioso”. Al quale Putin ha risposto di voler comunque “rafforzare le relazioni con i Paesi del continente africano”, dove Mosca si profila da diversi anni, in particolare attraverso la presenza di gruppi paramilitari come Wagner e “consiglieri” delle autorità locali.
Anche sul piano del commercio internazionale, Putin intende spingersi oltre. In un incontro con la presidente brasiliana della Nuova Banca di Sviluppo, Dilma Rousseff, ha ribadito il suo desiderio di vedere un aumento dei “regolamenti in valuta nazionale” tra i Paesi BRICS.
Di fronte alle sanzioni economiche occidentali e all’esclusione delle sue principali banche dalla piattaforma di pagamento internazionale Swift, la Russia chiede un sistema alternativo per contrastare l’egemonia del dollaro.
Mercoledì il capo di Stato russo avrà colloqui con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan - il cui Paese, membro della NATO, ha chiesto di aderire ai BRICS - e con il presidente iraniano Massoud Pezeshkian.
Mondo multipolare
Per questo importante incontro diplomatico, il Cremlino ritiene “cruciale” dimostrare che “esiste un’alternativa alla pressione occidentale (...) e che il mondo multipolare è una realtà”, osserva l’analista politico russo Konstantin Kalachev. Mosca presenta il suo assalto all’Ucraina non come una guerra di conquista, nonostante le nuove annessioni di regioni ucraine dopo la Crimea nel 2014, ma come un conflitto provocato dall’egemonia USA.
Per l’Occidente e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, al contrario, la Russia sta cercando di dominare i suoi vicini.
Anche l’Ucraina sarà all’ordine del giorno del vertice di giovedì, con un incontro annunciato dal Cremlino tra Putin e il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Tuttavia, l’ONU non ha confermato questo incontro, il primo in Russia tra i due uomini dall’aprile 2022.
L’unica nota stonata è l’assenza a Kazan del principe ereditario Mohammed ben Salman, leader de facto dell’Arabia Saudita, che alimenta le speculazioni su possibili spaccature tra i due pesi massimi dell’energia mondiale.
Xi a Putin, “Mondo nel caos, BRICS piattaforma Sud globale”
Il presidente cinese Xi Jinping, incontrando a Kazan l’omologo russo Vladimir Putin, ha elogiato “il meccanismo di cooperazione dei BRICS” nella lotta per “un futuro migliore per il Sud globale”. È “la piattaforma più importante per solidarietà e cooperazione tra i Paesi emergenti e in via di sviluppo. È il pilastro che promuove la realizzazione di una multipolarizzazione mondiale equa e ordinata e di una globalizzazione economica universalmente vantaggiosa e inclusiva”, ha detto Xi.
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La Russia intende rafforzare ulteriormente la cooperazione con la Cina “su tutte le piattaforme internazionali al fine di garantire la sicurezza globale e un ordine mondiale giusto”, ha detto Putin al suo omologo.
Per la Russia il vertice è un’occasione per riaffermare la propria influenza globale e dimostrare di non essere isolata, nonostante la guerra in Ucraina e le sanzioni internazionali. I temi in agenda sono parecchi e soprattutto di natura economica.
La Corea del Nord ha intanto commentato per la prima volta, liquidandole come “infondate”, le accuse di Seul e dell’Ucraina sull’invio di 12’000 soldati in appoggio alle truppe russe. Un rappresentante di Pyongyang all’ONU le ha bollate come voci “stereotipate e volte a diffamare l’immagine” della Corea del Nord.
La settimana scorsa il Pentagono aveva detto di non essere in grado di confermare l’invio di truppe nordcoreane in Ucraina. Ma la Corea del Sud ha espresso il proposito di rispondere con “misure graduali”. Secondo il settimanale americano Newsweek, il governo e le forze armate della Corea del Sud stanno esaminando un piano per inviare proprie forze a sostegno di Kiev, in particolare “ufficiali di servizi segreti ed esperti di tattiche nemiche”.
Intanto da Kiev è arrivata la notizia di altre dimissioni eccellenti: questa volta a lasciare il suo incarico è stato il Procuratore generale ucraino, Andrei Kostin. La decisione, ha spiegato l’interessato, è conseguenza di uno scandalo relativo a falsi attestati di invalidità concessi a funzionari governativi per evitare la chiamata alle armi. Fatti sui quali è in corso un’inchiesta che ha toccato anche l’ufficio dello stesso procuratore.
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