Il caso giudiziario di Novartis in Grecia ha preso una nuova svolta giovedì dopo che il Parlamento ha votato in favore dell'apertura di un procedimento penale nei confronti di un ex ministro, Dimitris Papangelopoulos, accusato di aver esercitato pressioni sull'inchiesta nell'ambito dello scandalo di corruzione che ha travolto la multinazionale basilese della farmaceutica.
Spetterà alla Corte suprema stabilire se Papangelopoulos, responsabile della giustizia fra il 2015 e il 2019 del Governo di sinistra guidato da Alexis Tsipras, dovrà rispondere degli otto capi d’accusa – tra cui abuso di potere e violazione del dovere – di fronte a un tribunale speciale, creato appositamente come prevede la Costituzione.
Il voto è giunto al termine di un'inchiesta parlamentare aperta pochi mesi dopo l'ascesa al potere di Kyriakos Mitsotakis, leader di Nuova Democrazia e primo ministro dal luglio 2019. Per i conservatori da lui guidati, con il caso Novartis si è scatenato "un complotto politico" ordito dal Syriza di Tsipras.
Le indagini sul caso di corruzione avevano coinvolto infatti più di un centinaio di medici e una trentina di alti funzionari, ma anche una dozzina di politici dei precedenti Governi come l'ex ministro socialista della sanità Andreas Loverdos, già formalmente accusato, Adonis Georgiadis e l'ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos. Questi ultimi hanno occupato la medesima poltrona e sono ancora indagati. Lo scorso giugno la filiale greca di Novartis ha ammesso di aver versato, fra il 2012 e il 2015, tangenti a impiegati di ospedali pubblici, così da acquisire una posizione privilegiata sul mercato e aumentare le vendite dei suoi prodotti farmaceutici. Queste pratiche sono costate allo Stato ellenico circa 3 miliardi di euro.
Per saperne di più:
La strategia (il caso Novartis) (puntata di Falò sul tema)