Esordio negativo a Wall Street per Uber, il cui titolo perde il 7,6% chiudendo venerdì sera a 41,5 dollari, ben al di sotto del prezzo di collocamento che era stato fissato a 45 dollari. Una performance che ha tuttavia subito il condizionamento della Borsa di New York dalla "guerra dei dazi" fra Stati Uniti e Cina.
Il colosso di San Francisco, che nel giro di 10 anni ha rivoluzionato la mobilità urbana in gran parte del mondo, ha debuttato in borsa dopo aver raccolto 8,1 miliardi di dollari. Il prezzo dell’ipo (initial public offering) era stato però dettato da quello che gli analisti definiscono “un approccio conservativo": 45 dollari ad azione rispetto alla forchetta indicata tra i 44 e i 50 dollari. Una strategia prudente dettata da un solo obiettivo, quello di non strafare e di non fare la fine della rivale Lyft, che nella prima settimana di contrattazioni a Wall Street ha subito una debacle.
A 45 dollari ad azione il valore di mercato di Uber ammonta a circa 75,5 miliardi di dollari: niente a che che vedere con i 120 miliardi che erano stati sbandierati a suo tempo, ma comunque pur sempre una delle maggiori ipo della storia, la più grande dalla quotazione a New York del gigante cinese Alibaba nel 2014 (25 miliardi di dollari).