"Controlli mancanti" e "inadeguati", "nessun intervento per arrestare il degrado" e "la riparazione dei difetti", ma anche "carenze progettuali e difetti costruttivi in fase di realizzazione". Sono queste le cause che hanno determinato il collasso del ponte Morandi, il viadotto autostradale crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. Lo mettono nero su bianco i periti del giudice per le indagini preliminari Angela Nutini: la relazione verrà discussa da gennaio nelle udienze del secondo incidente probatorio.
Due anni fa il crollo del ponte Morandi a Genova
Telegiornale 03.08.2020, 14:30
A concorrere nel disastro, secondo i tecnici, anche i difetti di progettazione e di esecuzione dell'opera come lo stesso ingegnere Morandi aveva detto già pochi anni dopo l'inaugurazione. "Allarmi rimasti inascoltati negli anni", scrivono i super esperti.
Nell'inchiesta sono indagate 71 persone tra ex manager di Autostrade e tecnici di Spea, la società che si occupava della manutenzione, ma anche dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) e del Provveditorato per le opere pubbliche. Le accuse sono di falso, crollo doloso, disastro colposo, omicidio colposo plurimo e attentato alla sicurezza dei trasporti.
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Di sicuro non ci fu nessun fattore esterno a determinare il crollo, come la bobina caduta dal tir. Il crollo è stato determinato dal cedimento dei tiranti della pila 9, quella collassata. "I materiali - si legge nelle 500 pagine - erano di ottima qualità per gli standard dell'epoca".
Ma se è vero che il Morandi era nato "malato" è dal 1993 che chi lo prese in gestione ne trascurò la manutenzione.
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