Dei volontari hanno iniziato lunedì a seppellire in una grande fossa comune sulle colline di Poboya le vittime del sisma di magnitudo 7.5 e del conseguente tsunami che hanno colpito la provincia indonesiana di Sulawesi. Tre camion carichi di cadaveri in sacchi gialli, arancioni e neri sono stati visti arrivare sul posto. L'ultimo bilancio diffuso dall'agenzia nazionale per la gestione delle catastrofe parla di 844 morti e 59'000 sfollati, numeri destinati ad aumentare ancora visto che altre fonti locali azzardano già la cifra di 1'200 morti.
Primi corpi nella fossa comune, che ne può contenere fino a 1'300
L'ONU stima che siano 191'000 le persone bisognose di aiuto umanitario. Giacarta per bocca del presidente Joko Widodo ha già chiesto e accettato il sostegno internazionale, offerto da 18 paesi fra cui la Svizzera (
lunedì sera da Zurigo il decollo di un primo distaccamento) oltre che da numerose ONG. Le autorità hanno dichiarato uno stato di emergenza della durata di 14 giorni. La Catena della Solidarietà ha lanciato un appello ai donatori, che possono versare i loro contributi sul conto 10-15000-6 o tramite il sito internet.
La devastazione a Wani, Donggala
Agli abitanti di Palu e dintorni servono acqua, cibo, carburante, tende per ripararsi e medicamenti. Le reti elettrica e delle telecomunicazioni hanno subito gravi danni e i soccorritori non sono sufficientemente equipaggiati per la ricerca dei dispersi in quartieri trasformati in una distesa di alberi sradicati, pezzi di cemento, lamiere contorte e resti di mobili. Si teme che sotto le macerie dell'Hotel Roa Roa si trovino ancora 50 o 60 persone. Due soltanto sono state tratte in salvo. La maggioranza dei 114 stranieri che si trovavano sull'isola al momento del maremoto è sana e salva e in corso di rimpatrio. Sono stati rintracciati anche tre francesi che erano dati per dispersi. Il Dipartimento federale degli affari esteri ha dal canto suo confermato che non ci sono vittime elvetiche.
La difficile ricerca di eventuali superstiti
Lo tsunami ha anche permesso l'evasione di almeno 769 detenuti, ai quali le autorità hanno dato un ultimatum di una settimana affinché si ripresentino spontaneamente. Dare loro la caccia non è al momento la priorità.