Continua senza esclusione di colpi l’operazione di terra israeliana nella circondata Striscia di Gaza. Secondo quanto riferito da un portavoce delle forze armate, Israele avrebbe colpito dall’inizio degli scontri “oltre 2’500 obiettivi terroristici” e sarebbe intenzionato a continuare l’offensiva per “eliminare i terroristi” e distruggere “l’infrastruttura di Hamas, i depositi di armi, i posti di osservazione e i centri di comando e di controllo” della città.
Nelle ultime ore, secondo i media locali, più di 30 persone sarebbero state uccise in un bombardamento del quartiere di Al-Magasi, nel centro della zona costiera. A riportare la notizia è l’autorità sanitaria palestinese controllata da Hamas. L’esercito israeliano, che nel frattempo sta indagando sull’accaduto, non si è ancora sbilanciato.
La violenza non si consuma, tuttavia, solo a Gaza. In mattinata si sono registrati forti scontri anche in Cisgiordania, come ad Abu Dis, dove due palestinesi sarebbero stati uccisi dalle forze israeliane. Riporta il fatto l’agenzia Wafa, secondo cui i combattimenti avrebbero causato anche sei feriti, due dei quali in gravi condizioni.
Il fumo dei bombardamenti libanesi si alza nelle zone di confine
E nemmeno il confine meridionale del Libano è risparmiato dal conflitto, dove da diversi giorni si registrano regolari scambi di missili tra le forze di Hezbollah e quelle d’Israele. Secondo quanto sostiene il Wall Street Journal, il gruppo militante ha dichiarato di aver scagliato simultaneamente diversi attacchi contro postazioni israeliane, utilizzando per la prima volta dal 7 ottobre missili balistici a corto raggio. In risposta, sostiene l’esercito, l’aviazione israeliana ha colpito obiettivi di Hezbollah.
Punto di svolta o di rottura?
Mentre proseguono gli scontri, il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken si è recato di sorpresa in Medio Oriente per una seconda girandola diplomatica. Dopo aver incontrato sabato pomeriggio ad Amman (Giordania) il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e il vice primo ministro giordano Ayman Safadi, il Segretario di Stato USA ha incontrato in mattinata Mahmud Abbas, presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), a Ramallah in Cisgiordania.
Durante il colloquio le dichiarazioni si sono dimostrate concilianti da entrambe le parti. Secondo l’agenzia Reuters, il presidente Abbas ha richiesto un immediato cessate il fuoco e una prosecuzione costante degli aiuti umanitari nella Striscia. Dal canto suo Blinken ha ribadito l’impegno statunitense per la fornitura di assistenza umanitaria e la ripresa dei servizi essenziali.
Il Segretario di Stato USA ha anche sottolineato l’impegno di Washington nella promozione della dignità e della sicurezza sia dei palestinesi che degli israeliani. “I palestinesi non devono essere sfollati con la forza” ha dichiarato Blinken. L’amministrazione statunitense, inoltre, lavora “per la realizzazione delle aspirazioni palestinesi alla creazione di uno Stato” di Palestina.
La conferenza stampa tenutasi sabato ad Amman
Durante l’incontro di sabato, invece, l’Egitto ha dichiarato di non poter può accettare le azioni di Israele a Gaza come “legittima autodifesa”. “Gli sfortunati omicidi a Gaza non possono essere giustificati”, ha detto il ministro degli Esteri egiziano Shoukry. “La punizione collettiva, con Israele che prende di mira civili e strutture innocenti, strutture mediche, paramedici, non può assolutamente costituire un’autodifesa legittima”. Lo riporta la Cnn.
Nei giorni scorsi anche le autorità di Hamas si sono mosse sul piano diplomatico. Secondo il Wall Street Journal, il capo del gruppo militante palestinese, Ismail Haniyeh, ha incontrato negli ultimi giorni a Teheran il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei. Lo ha riferito un funzionario del gruppo palestinese durante una conferenza stampa a Beirut. Non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
Anche la Turchia, dopo aver rotto completamente i rapporti con Netanyahu, si sta muovendo ora sul fronte diplomatico. Domenica mattina ci sono stati i colloqui fra il ministro degli Esteri di Ankara con le controparti di Egitto e Giordania, che insieme hanno ribadito la necessità di un “immediato cessate il fuoco”.
Proteste di massa contro Israele in tutto il mondo
Di fronte alle immagini che giungono dalla Striscia di Gaza, sabato pomeriggio si sono organizzate e tenute diverse proteste in molte città tedesche, così come negli Stati Uniti, in Francia, in Italia e in Gran Bretagna.
Una protesta in favore di Palestina tenutasi sabato pomeriggio a Berlino
Anche a Tel Aviv ci sono state proteste, nello specifico contro il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Secondo i media, centinaia di persone hanno protestato davanti a una delle sue case a Gerusalemme, chiedendo le sue dimissioni. Secondo il quotidiano “The Times of Israel”, sabato sera nella città santa ci sono stati scontri con la polizia quando i manifestanti hanno cercato di superare le barriere. Tre persone sono state arrestate. I manifestanti hanno accusato Netanyahu di aver permesso ad Hamas di compiere il peggior massacro nella storia di Israele.
Sabato sera, sempre a Tel Aviv, si è tenuta anche una seconda manifestazione, che avrebbe attirato migliaia di persone. In questo caso però, la piazza avrebbe domandato la compassione di Hamas e il rilascio degli ostaggi. Il raduno è stato infatti organizzato dalle famiglie degli ostaggi, che per la seconda notte di fila hanno dormito all’addiaccio nella Piazza del Museo.
Aiuti umanitari ed evacuazioni
Attualmente la situazione è in stallo. All’alba di domenica le Forze di difesa israeliane avevano garantito ai residenti di Gaza una finestra temporale di quattro ore per lasciare la Striscia.
Un gruppo di cittadini palestinesi aspetta di lasciare Gaza davanti al valico di Rafah
Nell’ultima ora, tuttavia, l’Egitto ha sospeso le evacuazioni di feriti palestinesi e di titolari di passaporti stranieri attraverso il valico di Rafah. Lo hanno dichiarato due fonti della sicurezza egiziana all’agenzia Reuters. Secondo loro, il blocco sarebbe da imputare all’attacco israeliano (avvenuto venerdì) contro un’ambulanza di Gaza utilizzata per il trasporto di feriti.
Le fonti tuttavia hanno dichiarato che i camion disposti per gli aiuti umanitari possono ancora circolare lungo la frontiera ed entrare regolarmente a Gaza.
Ministro israeliano evoca la bomba atomica come soluzione; immediatamente silurato da Netanyahu
Il ministro israeliano Amichai Eliahu ha evocato oggi (domenica) la possibilità di sganciare una bomba atomica su Gaza come soluzione agli scontri. Ha poi subito ritrattato le parole dopo un’aspra reazione di Benyamin Netanyahu, che l’ha sospeso “da tutte le sedute del governo, fino a nuovo ordine”.
In un’intervista il ministro per la tradizione ebraica Eliahu ha detto che una atomica su Gaza “sarebbe una delle possibilità”, anche se ne andasse della vita dei 240 ostaggi israeliani perché “le guerre hanno un loro prezzo”.
“Le parole di Eliahu sono oltraggiose e fuori dalla realtà - ha replicato Netanyahu - Le nostre forze operano sulla base del diritto internazionale, per non colpire innocenti”.
Gaza, una famiglia torna in Svizzera
Telegiornale 04.11.2023, 20:29