I pronostici dicono che Emmanuel Macron farà ancora storia domenica sera, diventando il primo presidente rieletto in Francia dopo 20 anni, con circa il 56% di voti, ma le previsioni non sempre vedono giusto: la Brexit non sarebbe dovuta accadere secondo i bookmakers d’Oltremanica, Donald Trump non avrebbe mai varcato la soglia della Casa Bianca, dicevano i sondaggi americani, e invece entrambi gli eventi hanno avuto luogo.
Elezioni francesi, i sondaggi
Telegiornale 23.04.2022, 22:00
È per questo che le elezioni presidenziali francesi di questo aprile 2022 sono all’improvviso ritornate a essere importanti e fanno paura a molti, perché di fronte al presidente uscente c’è la candidata di estrema destra Marine Le Pen, con un ‘intenzione di voto al 44% circa, a pochi punti quindi dalla metà dei suffragi.
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Il margine d’errore è di poco superiore a 1 punto percentuale e Macron dovrebbe spuntarla in ogni scenario, ma queste ultime settimane di campagna febbrile hanno dimostrato che nulla è scontato, per due ragioni.
Rispetto a 5 anni fa Macron non è una novità, ha avuto tempo di convincere, ma anche di stancare parte degli elettori ed esiste una parte di cittadini che lo detesta cordialmente o lo odia, di un odio viscerale (non si sono mai viste effigi presidenziali impiccate nelle manifestazioni prima di lui) per il senso di superiorità che trasmette spesso (famose le sue uscite sfortunatissime, a un giovane disoccupato per esempio: “basta attraversare la strada per trovare lavoro). È il Tout sauf Macron, il fonte di chi farà di tutto pur di non votarlo.
RG 12.30 del 24.04.22: il contributo da Parigi di Chiara Savi
RSI Info 24.04.2022, 16:47
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Dall’altra parte Marine Le Pen, per questa campagna, ha affinato la sua strategia di sdoganamento, cambiando il nome del partito da Fronte a Unione repubblicana, lasciando al polemista Éric Zemmour tutti i temi più controversi e polemici dell’estrema destra (xenofobia, islamofobia, immigrazione, sicurezza), concentrandosi invece nel dare un’immagine calma e rassicurante di lei e del suo partito. E azzeccando da subito un tema fondamentale: il potere d’acquisto dei francesi, diventato centrale dopo la guerra in Ucraina e il caro carburanti.
È per questo che i due non sono più al 66% contro il 34% di cinque anni fa, ma a soli 10 punti percentuali di distanza.
E il voto di oggi dovrebbe comunque essere storico, perché l’estrema destra d’oltralpe dovrebbe far segnare un record, arrivando a rappresentare quasi la metà degli elettori. E anche se Macron siederà di nuovo all’Eliseo, questa volta sarà più difficile per lui non tenerne conto.