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La Germania taglia i finanziamenti per l’Ucraina

Ragioni non solo economiche alla base del piano di risparmio che compromette i rapporti tra Berlino e Kiev

  • Ieri, 14:41
  • Ieri, 21:04
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Il taglio degli aiuti appare anche come un mossa di politica interna del governo Scholz

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Di: Stefano Grazioli

La Germania taglia gli aiuti all‘Ucraina, da subito. Al governo di Berlino mancano in sostanza i mezzi finanziari per continuare a supportare l’ex repubblica sovietica nella guerra contro la Russia. Come riportato in esclusiva oggi (sabato) dalla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung (FAS), che ha citato documenti e informazioni dirette in arrivo da vari ministeri, la Coalizione semaforo guidata dal cancelliere socialdemocratico di Olaf Scholz ha deciso letteralmente di bloccare il futuro sostegno, al di fuori di quello già pianificato. Solo gli aiuti militari che sono già stati approvati al Bundestag potranno essere dunque consegnati a Kiev, poi basta.

Blocco già in vigore

Secondo la ricostruzione della FAS il ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, avrebbe ufficializzato la questione una decina di giorni fa, prima dell’approvazione della nuova legge finanziaria, comunicando la novità al ministro della Difesa Boris Pistorius, socialdemocratico, e alla ministra degli Esteri, la verde Annalena Baerbock. Il blocco degli aiuti è già in vigore, per l’anno in corso sono già previsti fondi per circa otto miliardi di euro, il limite massimo fissato per il prossimo anno era di quattro miliardi, ma già fuori bilancio. Ciò significa ad esempio che la consegna dei sistema di difesa aerea IRIS-T disponibile non può essere finanziata.

Aiuti internazionali in arrivo

Stando alla stampa tedesca, il governo federale ritiene che il supporto all’Ucraina giungerà comunque in maniera più consistete attraverso altri canali, come quello creato appositamente dopo il congelamento dei beni russi all’estero, per cui nei paesi occidentali sono già stati raccolti circa 260 miliardi di euro. In più, sul breve periodo, ci sarebbe anche il prestito di 50 miliardi di dollari deciso lo scorso giugno al vertice dei paesi del G7 a Borgo Egnazia. Kiev insomma non verrebbe lasciata sola, anche se la Germania, il maggior finanziatore dietro gli Stati Uniti con quasi 15 miliardi di euro in aiuti militari e finanziari e oltre 28 stanziati per i profughi accolti in territorio tedesco dall’inizio del conflitto, adesso ha deciso di chiudere la borsa.

Ragioni non solo economiche

Le difficoltà del governo Scholz di far quadrare i conti sono note da tempo: la coalizione tra SPD, FDP e Grünen ha raccolto la complicata eredità della conservatrice Angela Merkel nel 2021, partendo in salita tra la coda della pandemia e l’inizio delle guerra in Ucraina, con relativo shock energetico. Questi anni sono stati difficili, sia per tenere insieme l’alleanza tra partiti con differenti strategie e ideologie, sia di fronte alla congiuntura internazionale. Ciò si è tradotto in una problematica gestione del programma di governo e nella parallela avanzata dell’opposizione, sia quella moderata della CDU e di Friedrich Merz, erede di Merkel, che soprattutto quella estrema dell’Alternative für Deutschland (AfD). Alla vigilia delle elezioni regionali di settembre in Brandenburgo, Sassonia e Turingia, la destra radicale è data ovunque in grande ascesa, insieme con il nuovo partito di sinistra guidato da Sarah Wagenknecht (BWS). Queste due formazioni chiedono da tempo il taglio degli aiuti finanziari all’Ucraina e una ridefinizione dei rapporti con la Russia in vista di un possibile processo di pace.

Il fattore Nordstream

Se quindi i problemi finanziari della Coalizione semaforo sono reali, è altrettanto vero che il taglio appare anche un mossa politica, proprio per depotenziare le richieste dell’opposizione estremista, tentando di rallentarne in qualche modo la corsa. Non solo: da quasi due mesi, dall’inizio di giugno, quando la Procura generale tedesca ha spiccato il primo mandato di arresto per uno dei responsabili del sabotaggio, è noto al governo di Berlino che il gasdotto Nordstream è stato fatto saltare nel settembre del 2022 da un commando ucraino e la leadership a Kiev, nonostante neghi ancora l’evidenza, ne era quantomeno a conoscenza. Il fatto che il più grave attacco a un’infrastruttura civile dalla fine della Seconda guerra mondiale in Germania sia stato compiuto da un paese alleato, ha sicuramente giocato un ruolo nella presa di posizione tedesca. Naturalmente a livello ufficiale il fattore economico è l’unico citato, ma era evidente che la questione Nordstream prima o poi sarebbe ritornata come un boomerang sull’Ucraina.

Cosa cambia a Kiev?

Dal punto di vista finanziario e militare la fine degli aiuti tedeschi non inciderà né sull’economia ucraina né sull’andamento del conflitto. Il punto è piuttosto politico e non è un bel segnale per il presidente Volodymr Zelensky, che oltre all’esito dell’offensiva di questi giorni in territorio russo, dovrà aspettare le elezioni statunitensi di novembre per capire se e come l’appoggio della Casa Bianca continuerà. La posizione di Kiev si sta indebolendo, sia sul terreno che nei rapporti con i maggiori alleati. Le relazioni con Berlino sono evidentemente compromesse, quelle con Washington saranno sicuramente rimodulate, già scoprendo forse presto come andrà a finire nella regione di Kursk.

Sabotaggio Nord Stream, un mandato d'arresto

SEIDISERA 14.08.2024, 18:25

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Continua l'incursione ucraina

Telegiornale 17.08.2024, 20:00

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