È un caso che potrebbe essere il primo di una lunga serie, quello della piccola Emmy Marivain, morta all’età di undici anni per una leucemia linfoplastica acuta. Emmy è la prima vittima la cui morte è riconosciuta dal FIVP, il Fondo di compensazione per le vittime dei pesticidi, che ha ammesso il nesso causale tra la patologia della bimba e la sua esposizione ai pesticidi durante la gravidanza.
La malattia è da ricondurre direttamente alla professione di sua madre, fiorista, che per anni ha lavorato a stretto contatto con fiori trattati e contenenti residui di pesticidi provenienti spesso da paesi extraeuropei, che hanno intossicato così il feto della piccola Emmy. La bimba, che morì di cancro nel 2022, dopo sette anni di lotta contro la leucemia, aveva fatto promettere alla mamma di andare fino in fondo per rivelare la realtà al mondo. È iniziata così la battaglia giudiziaria della famiglia di Emmy.
RG 12.30 del 09.10.2024 - Il servizio di Annalisa Cappellini
RSI Info 09.10.2024, 13:18
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Questi hanno deciso di rivolgersi all’associazione Phyto-Victimes, dedicata alle persone che soffrono di malattie legate ai pesticidi, fino ad ottenere il riconoscimento del nesso causale e dunque un risarcimento di 25.000 euro per ognuno dei due genitori. Sarà però contestato in appello dalla famiglia proprio nel pomeriggio di oggi, mercoledì. La battaglia dei genitori di Emmy, infatti, è molto più ampia. Il loro scopo è quello di fare chiarezza sui pesticidi contenuti nei fiori.
Secondo la mamma della piccola, nella professione i casi sarebbero numerosissimi tra aborti spontanei, disturbi neurologici e tumori. Secondo uno studio belga, i fioristi sarebbero esposti a livelli di pesticidi ben superiori a quelli considerati sicuri per i lavoratori. Per il momento, però, non esiste una normativa europea che stabilisca limiti massimi per i residui di pesticidi accettati nei fiori.