A inizio mese Taiwan ha denunciato una nuova intrusione di caccia cinesi nella propria area di difesa aerea. E lunedì scorso Xi Jinping, dopo una nuova riconferma alla guida della Repubblica popolare, ha ribadito che il suo Paese si opporrà con decisione a ingerenze di "forze esterne" nella questione legata al futuro dell'isola, che per Pechino rappresenta solo una provincia ribelle e destinata presto o tardi alla riunificazione. Anche col ricorso alla forza. Queste schermaglie e questi moniti non rappresentano certo un dato inedito per Taiwan. Ma negli ultimi mesi i toni sono diventati certamente più accesi. Anche da parte degli Stati Uniti che, nel solco di un confronto ormai aspro con la Cina, riaffermano il loro sostegno a Taiwan e hanno da poco approvato nuove forniture militari all'isola per più di mezzo miliardo di dollari.
Tiziano Marino è analista politico e ricercatore presso il Centro studi internazionali di Roma
In che misura queste tensioni potrebbero ora precipitare, e con gli esiti più temuti? "L'attuale fase è senza dubbio estremamente delicata", anche se non per questo uno scontro appare imminente, afferma Tiziano Marino, analista per l'Asia e il Pacifico del Centro Studi Internazionali (CeSI) che ha sede a Roma. La Cina è sempre ben determinata a perseguire l'obiettivo della riunificazione. Ma sa anche benissimo "che uno scontro con Taiwan aprirebbe scenari catastrofici dal punto di vista militare". Specie, sottolinea il ricercatore, "se il blocco euroatlantico dovesse decidere di intervenire come accaduto in Ucraina".
Gli USA fra ambiguità e grandi interessi
Molti interrogativi si focalizzano però sugli Stati Uniti e sulla loro ambivalenza in merito alla questione di Taiwan. Washington, va ricordato, riconosce unicamente il governo di Pechino, aderisce al principio di una sola Cina, ma mantiene sempre con Taiwan intense relazioni. Al 1979 risalgono l'inizio dei rapporti diplomatici con la Repubblica popolare, ma anche una legge statunitense - il Taiwan Relations Act - che rappresenta tuttora una garanzia da parte dell'America per le sorti e la sicurezza dell'isola. I rapporti fra Washington e Taipei restano quindi "inquadrabili all'interno di una strategia che resta formalmente ambigua", ma negli ultimi tempi "sono andati addirittura rafforzandosi". In questo senso c'è in particolare stata nel 2022 la visita a Taiwan di Nancy Pelosi - quando era ancora a capo della Camera dei rappresentanti - alla quale la Cina ha reagito denunciando una grave provocazione e dando il via, in un secondo momento, a poderose manovre aeronavali attorno all'isola.
Taiwan ha un'economia fiorente, con una posizione di punta nelle tecnologie all'avanguardia e considerevoli relazioni con gli Stati Uniti
L'esperto sottolinea quindi i "pacchetti d'assistenza militare che Washington recapita a Taipei in maniera piuttosto sistematica". Il tutto, nell'alveo di precisi interessi incrociati fra i due Paesi. Per gli Stati Uniti l'importanza di Taiwan "risiede nel suo valore geostrategico", in funzione del contenimento della Repubblica popolare, ma anche "nel suo enorme peso economico e produttivo". Ci sono legami ideali forti, dal momento che Taiwan è una democrazia, ma soprattutto il fatto che l'isola rappresenta "un fiorente hub del commercio internazionale". E l'interscambio con gli Stati Uniti, segnala Marino, "vale almeno 100 miliardi di dollari". Sul piano industriale Taiwan "domina il mercato globale dei microchip", di cui copre circa i 2/3 del volume totale, e ospita imprese "che producono quasi il 90%" dei circuiti integrati tecnologicamente più avanzati.
Guerra in Ucraina e precisi riflessi su Taiwan
C'è insomma un insieme di relazioni e di interessi considerevoli, ma pur sempre nel rispetto, da parte di Washington, del principio della One-China policy. E allora, a che gioco giocano gli Stati Uniti, con questa loro ambivalenza ? Joe Biden "ha ribadito più volte nel corso degli ultimi mesi l'intenzione di intervenire anche militarmente in caso di attacco cinese contro Taiwan". E intanto "l'impegno statunitense nell'area e in supporto a Taiwan è già enorme". Ciò secondo l'esperto "lascia intendere la possibilità", nell'eventualità di un attacco, "di uno scenario di tipo ucraino": senza magari un impegno militare diretto, ma con un "supporto in caso di aggressione armata, magari da remoto", ossia a livello di mezzi e di intelligence. In questo senso "proprio il conflitto in Europa sembra aver mandato anche un messaggio chiaro" in direzione dell'Indo-Pacifico.
Joe Biden con Zelensky durante la sua recente visita a Kiev: il sostegno statunitense all'Ucraina sottende anche un chiaro messaggio rivolto alla Cina
La guerra in Ucraina, in buona sostanza, "ha molto a che vedere con la questione di Taiwan", e per tutta una serie di ragioni. Anzitutto, spiega l'esperto del CeSI, il sostegno statunitense a Kiev racchiude "anche un messaggio indirizzato ad altri attori internazionali, che puntano a modificare lo status quo magari con mezzi militari". In questo senso "tutti i documenti strategici" degli Stati Uniti "parlano della centralità della Cina come avversario nel prossimo futuro": uno scenario che sarà reso ancora più realistico dal progressivo indebolimento della Russia. Inoltre il conflitto in Europa, visto dalla Cina, "consente di comprendere quale potrebbe essere la reazione internazionale di fronte ad un'iniziativa contro Taiwan" che, per parte sua, "teme da almeno un anno a questa parte di divenire proprio l'Ucraina di domani".
Nell'ipotesi di un'invasione
Ma Taiwan potrebbe veramente sopravvivere ad un'aggressione diretta da parte della Cina? Dare una risposta è difficile, premette Marino, segnatamente per il fatto che si registra "un'assenza cinese dai campi di battaglia da molti anni a questa parte": un dato, questo, che non consente quindi di procedere ad analisi affidabili sull'apparato militare cinese. Le sue dimensioni sono notoriamente temibili. Tuttavia, simulazioni effettuate proprio da Washington hanno evidenziato come un'invasione anfibia "potrebbe essere contenuta o addirittura respinta dagli Stati Uniti e dagli alleati regionali", anche se con costi enormi in fatto di vittime e distruzioni su tutti i fronti coinvolti.
Secondo alcune simulazioni, un'operazione anfibia lanciata dalla Cina contro Taiwan potrebbe essere respinta, ma a costo di gravosissime perdite
Per Taiwan le criticità maggiori risiederebbero con ogni evidenza nei numeri, che sono platealmente sbilanciati a favore della Cina. Ad ogni modo, un ipotetico scontro "potrebbe ricordare almeno in parte quello fra Russia e Ucraina", ma con una fondamentale distinzione: Taiwan, per rimanere nel campo di battaglia dovrebbe infatti "poter contare su forniture tramite un ponte aereo". E questo, sottolinea l'esperto, rappresenterebbe un elemento di criticità ulteriore, "che non abbiamo visto sul suolo europeo", per un'isola che pur avendo risorse, mezzi all'avanguardia e truppe bene addestrate non è certo autosufficiente.
Ora, in che misura l'intransigenza adottata da Washington verso Pechino potrebbe fungere da deterrente per le mire cinesi ? "L'irrigidimento delle relazioni prelude sempre allo scontro e difficilmente lo allontana", osserva in proposito Marino, ricordando quanto si è verificato con la Russia nei mesi precedenti l'invasione dell'Ucraina. La chiave politica rimane quindi "l'unica possibile per evitare un conflitto che significherebbe una catastrofe". Agli Stati Uniti va riconosciuto il merito di "aver saputo mantenere lo status quo in equilibrio" nello stretto di Taiwan per molti anni. Ma ora che i rapporti di forza con la Cina stanno mutando "non devono cadere nella trappola di ritenere il conflitto come inevitabile". La speranza, quindi, è che il dialogo fra le due potenze possa riprendere, perché "senza la politica - ripeto - probabilmente non riusciremo mai ad evitare lo scontro", conclude l'analista del CeSI.
Alex Ricordi
Cina, toni duri contro Washington
Telegiornale 07.03.2023, 12:30