Gli armeni della diaspora si sono ritrovati a Roma, in Piazza Montecitorio, davanti alla Camera, per chiedere la fine della guerra in Nagorno Karabakh che dallo scorso 27 settembre si è riaccesa violentemente nella piccola e autoproclamata Repubblica, da trent’anni al centro della contesa fra Azerbaijan e Armenia.
Il Nagorno Karabakh, incastrato tra Armenia e Azerbaijan
Giovani e adulti, spesso discendenti del primo, grande esodo che fece seguito al genocidio del 1915, hanno chiesto ancora una volta alla comunità internazionale di prendere posizione affinché le vittime del Karabakh, Artsakh in armeno, non passino sotto silenzio. Anche chi vive all’estero infatti mantiene un forte legame con la propria terra d’origine, ha parenti e amici al fronte da oltre due settimane, e spesso non riesce ad avere notizie sulle loro condizioni se non attraverso gli operatori umanitari che fanno la spola con gli aiuti. La paura è quella di una nuova, ennesima tragedia umanitaria, per chi come il popolo armeno ne ha già vissute tante.