Continuano le ricerche per tentare di salvare altre vite a dieci giorni dal devastante terremoto che ha colpito il sud est della Turchia e il nord della Siria. Sisma che ha provocato la morte di almeno 41'000 persone.
Nella regione colpita dal terremoto vivono oltre sette milioni di minorenni. Impossibile al momento quantificare i morti, ma i piu giovani sono come sempre le vittime più fragili di queste tragedie. La RSI ne ha parlato con la direttrice di UNICEF Svizzera, Bettina Junker.
"Le famiglie con i bambini vivono attualmente all'esterno, terrorizzati dalle possibili scosse di assestamento. Anche in Turchia e Siria, la notte le temperature scendono al di sotto dello zero e per i più piccoli c'è il rischio di ipotermia e di contrarre malattie respiratorie, e poi - viste le condizioni igienche - c'è anche il rischio di altre malattie infettive. È urgente ci vuole maggiore aiuto", dice Bettina Junker. "La Siria è un paese in guerra e i problemi si sommano, ma lì possiamo ricorrere a giovane personale indigeno che UNICEF ha formato negli anni scorsi nell'assistenza psicosociale; il loro aiuto adesso è più che mai centrale."
In Svizzera si discute se offrire accoglienza alle vittime, almeno a quelle che hanno dei congiunti da noi, ma per Bettina Junker, non basta mettere i minori su un aereo. "Per il momento il nostro lavoro si concentra sull'aiuto d'emergenza sul posto. Ma se vogliamo ospitare dei minori dobbiamo essere coscienti che ci vogliono l'accompagnamento e le strutture adeguate, affiché il bene del bambino sia garantito".
UNICEF Svizzera accompagna i dibatti politici, ma in prima linea si concentra sulla raccolta di fondi. "Questa catastrofe ha dimensioni senza precedenti. Ogni giorno, ogni ora e ogni minuto cerchiamo di fare quello che possiamo e lo facciamo grazie alle generosità di chi ci sostiene".
E la generosità si vede anche in Svizzera: solo la catena della Solidarietà ha già raccolto oltre 20 milioni di franchi.
In Turchia, ad Antiochia, una dele città più colpite dal terremoto la RSI ha raggiunto telefonicamente Seydi, volontaria dell'Associazione ticinese "Il giardino dei bambini". Per questioni di sicurezza non riveliamo il suo cognome. Ecco le sue considerazioni, che descrivono un quadro a tinte scure (per chi volesse informazioni sull'attività e su come procedere a eventuali donazioni all'associazione: www.ilgiardinodeibambini.ch).
"La situazione è tremenda, tragica, drammatica. Non ho parole per descriverla, perché la città è distrutta, intorno anche. Ad Antiochia non c'è più niente che funziona, nulla. Né acqua né elettricità, nulla, nulla. Mentre i villaggi un po' fuori hanno subito un po' di danni, però hanno almeno l'acqua. Insomma, possono vivere più decentemente, mentre la gente del posto tra quelli che sono sopravvissuti al terremoto si sono rifugiati nei villaggi oppure sono andati dei parenti che hanno altrove. Altri sono sotto le tende. Adesso alcuni sono nelle auto ancora oggi, perché non hanno ricevuto le tende. Non ci sono abbastanza tende".
Nei giorni scorsi, fino a oggi, si è lamentato un certo ritardo in certe regioni, per lo meno per l'arrivo degli aiuti. Cosa ci può dire?
"Qui le associazioni locali si sono date da fare. Se parliamo a livello un po'più su... quello si è fatto un po' desiderare... e non posso dire altro".
A una settimana dal terremoto qual è l'urgenza maggiore?
"Sono arrivati TIR con coperte, materiale di prima necessità, vestiti... quelli ci sono adesso, si trovano... chiaramente non sono arrivati subito, ci hanno messo quattro/cinque giorni dopo il terremoto. Noi come associazione (ma anche con altri) abbiamo portato aiuti ai sopravvissuti, siamo riusciti a portare i primi aiuti umanitari, ma abbiamo fatto quello che potevamo fare, purtroppo la Protezione civile locale... sono intervenuti un pò in ritardo".
Lei è nella zona sinistrata ormai da 6 o 7 giorni, praticamente da subito dopo il terremoto. Che immagine si porta con sé da questa esperienza?
"È talmente pesante che non so come spiegarmi, è troppo pesante, talmente dura... Io ero anche guida turistica locale e poi a Lugano avevo la mia agenzia viaggi, portavo già da anni i gruppi in tutte queste zone toccate del terremoto.. non c'è più nulla di tutto quello che c'era prima. Mi piange il cuore... la gente ha perso il lavoro, ha perso tutto. Tutto è completamente distrutto... c'è una devastazione tremenda... Mi auguro che si riuscirà a ricostruire, ma ci vorranno penso vent'anni a ricostruire tutto, ma non sarà mai come prima ...Antiochia antica... Vorrei ricordarmi come erano... non vorrei pensare a quello che ho visto... non vorrei perché è terribile".
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