Le elezioni israeliane erano presentate come un referendum sulla figura di Benjamin Netanyahu, un referendum che il premier ha vinto malgrado le accuse di corruzione che pendono sulla sua testa e che potrebbero condurlo a processo. "È stata una campagna molto personale, in cui la questione etica non ha avuto un impatto e Netanyahu ha molto cercato di delegittimare il rivale Benny Gantz", secondo Sergio Della Pergola, professore emerito all'Università di Gerusalemme.
RG 12.30 del 10.04.2019 La corrispondenza di Michele Giorgio
RSI Info 10.04.2019, 14:26
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"Entrambi i partiti hanno avuto un grande successo elettorale", afferma l'esperto, ma l'attuale capo del Governo ha vinto nettamente la sfida degli alleati. Ha un vantaggio di 10 seggi, 65 a 55, che gli permetterà di formare una coalizione agevolmente e forse di far votare una legge che gli garantisca un'immunità retroattiva".
"Trump ha appoggiato Netanyahu come Netanyahu appoggia Trump, leggerei Israele anche in una chiave internazionale", afferma ancora Della Pergola. Lo Stato ebraico "è meno diverso da quanto la gente immagini, va esattamente nella direzione degli Stati Uniti, di Orban in Ungheria, Erdogan in Turchia: una tendenza globale, una variazione del pendolo della storia" di cui "Netanyahu si è ritagliato i benefici grazie alla decisione di Washington di spostare l'ambasciata a Gerusalemme e di riconoscere la presenza israeliana nel Golan".
La promessa di annettere le colonie complicherebbe le relazioni con i palestinesi, ma secondo il professore bisognerà vedere se il premier la manterrà. In campagna ne ha fatte tante, come la liberalizzazione delle droghe leggere. "Un atteggiamento populista per raggiungere tutti i possibili strati della popolazione e con cui ha portato via molti voti alle formazioni minori. Ognuna sosteneva uno di questi temi, Netanyahu li ha fatti propri tutti".
Quinto mandato per Netanyahu
Telegiornale 10.04.2019, 14:30