Gli scontri tra opposte fazioni in Sudan hanno toccato nuovi allarmanti picchi nella notte su oggi, venerdì, malgrado la tregua prolungata ma scarsamente rispettata, con distruzioni e saccheggi nel Darfur e intensi bombardamenti sulla capitale sudanese Khartum. Il conflitto tra l'esercito regolare del generale Abdel Fattah al-Burhan e i paramilitari delle Forze di intervento rapido (RSF) del generale Mohamed Hamdane Daglo entra così nel 13esimo giorno e ha sinora provocato la morte e il ferimento di migliaia di persone.
Poche ore prima che il cessate il fuoco di tre giorni scadesse alla mezzanotte di ieri, giovedì, l'esercito e le RSF avevano annunciato di aver approvato l'estensione della tregua per 72 ore "a seguito di un'iniziativa dell'Arabia Saudita e degli Stati Uniti". Tregua però che è stata scarsamente rispettata. Il "cessate il fuoco", iniziato martedì, ha permesso l'evacuazione di migliaia di stranieri e sudanesi, ma non ha evitato che la capitale fosse continuamente bombardata da aerei e artiglieria pesante.
Nel Darfur, dove l'accesso è ormai quasi impossibile, la violenza si sta intensificando, in particolare a El-Geneina, la capitale del Darfur occidentale. "Ospedali, edifici pubblici e centri sanitari sono stati gravemente danneggiati e ci sono saccheggi a ogni angolo della strada", ha detto all'AFP un residente di El-Geneina. Le Nazioni Unite riferiscono di "attacchi ai civili, saccheggi e incendi di case" da diversi giorni, mentre "vengono distribuite armi" ai civili. Gli scontri hanno reso ancora più precaria la vita degli abitanti della regione, una delle più povere del Paese, dove 50.000 bambini "affetti da malnutrizione acuta" sono stati privati degli aiuti alimentari da quando le Nazioni Unite hanno interrotto le loro attività dopo la morte di cinque operatori umanitari.
"La violenza, l'interruzione di molti ospedali e cliniche, l'accesso limitato all'acqua potabile, la carenza di cibo e lo sfollamento forzato delle persone" sono "i maggiori rischi per la salute in Sudan", avverte l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). I combattimenti hanno causato un esodo di massa in questo Paese di 45 milioni di persone, uno dei più poveri al mondo. Decine di migliaia di persone sono arrivate nei Paesi vicini: Ciad a ovest, Etiopia a est, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana a sud ed Egitto a nord.
Colpito aereo turco
"Un aereo C130 turco usato per le evacuazioni di civili è stato colpito" dai paramilitari sudanesi "nella mattinata di oggi (venerdì) mentre atterrava all'aeroporto di Wadi Seidna", uno scalo militare a 22 chilometri a nord di Khartum. Lo sostiene l'esercito sudanese su Facebook, precisando che i colpi hanno raggiunto "i serbatoi di carburante" del velivolo e "uno dei membri dell'equipaggio è rimasto ferito". "L'aereo è comunque atterrato in sicurezza all'aeroporto di Wadi Seidna" ed "è in fase di riparazione", viene aggiunto nel post dell'Ufficio del portavoce delle Forze armate, che dal 15 aprile si stanno scontrando con i paramilitari delle RSF per il controllo del Sudan.