All’interno di Hamas non tutti sono d’accordo sull’attacco lanciato il 7 ottobre 2023 contro Israele, soprattutto alla luce della reazione dello Stato ebraico. Per una parte del movimento islamico si trattava infatti di un dovere musulmano, mentre per un’altra andavano considerate le conseguenze per la popolazione civile di Gaza.
Capofila di questa posizione critica nei confronti di quanto accaduto poco più di un anno fa è il religioso Salman Al-Daya, come spiega il collaboratore RSI Michele Giorgio al Radiogiornale. Si tratta di un predicatore che ha un seguito a Gaza e in Cisgiordania, le cui opinioni sono molto considerate anche all’interno di Hamas.
RG 12.30 del 20.11.2024 - Michele Giorgio in diretta con Gino Ceschina
RSI Info 20.11.2024, 15:08
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In un testo pubblicato sui social, Al-Daya afferma che i leader musulmani (si riferisce a quelli di Hamas) prima di lanciare un attacco contro un nemico potente devono valutare anche le possibili conseguenze per i civili. E sottolinea dunque che quelle registrate a Gaza sono state devastanti.
L’apertura di un dibattito sul 7 ottobre non significa però che ora tutta la popolazione di Gaza sia contro Hamas: il movimento conta ancora molti sostenitori e continua a resistere all’occupazione israeliana, sia da un punto di vista militare che civile. E negli ultimi mesi è riuscito a reclutare altre centinaia, forse migliaia, di palestinesi nei suoi ranghi per continuare la lotta armata. Si potrebbe assistere a un’intensificazione del dibattito e anche a una messa in discussione di Hamas nel momento in cui scatterà una tregua.
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Telegiornale 10.11.2024, 12:30