Svizzera

Ancora diffusa la stigmatizzazione contro chi contrae l’HIV

Lo sostiene uno studio dell’ospedale universitario di Losanna: colpite soprattutto donne, persone di origine africana gli eterosessuali

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Radiogiornale delle 12.30 del 24.08.2024: il servizio di Monica Fornasier

RSI Info 24.08.2024, 13:14

  • Keystone
Di: ATS/RSI Info

La stigmatizzazione associata all’HIV - il virus che provoca l’AIDS - è ancora molto diffusa in Svizzera. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Ospedale universitario di Losanna (CHUV). Le donne, le persone di origine africana e gli eterosessuali sono i più colpiti.

I progressi generati dalle terapie attuali consentono alle persone affette da HIV di godere di un’ottima qualità di vita. Grazie ad esse hanno una carica virale non rilevabile e non trasmissibile. Sono per contro pochi i passi avanti compiuti nella lotta alla stigmatizzazione, secondo gli autori.

“Con questo studio ci siamo proposti di quantificarne la portata e di esaminare in dettaglio come si manifesta”, spiega Katharine Darling, che ha guidato la ricerca, citata in un comunicato del CHUV. Operatori sanitari hanno posto dodici domande ai pazienti durante un consulto. La ricerca ha coinvolto 5’563 persone, ciò che lo rende il più grande studio finora condotto su questo tema e il primo in Svizzera.

I risultati sono stati una sorpresa, sottolinea il CHUV. Ad esempio, il 91% dei partecipanti si è dichiarato d’accordo con l’affermazione “Sono molto attento a chi dico di essere sieropositivo” e più di un terzo non ha mai parlato della propria condizione di sieropositività con persone diverse dagli operatori sanitari.

L’indagine mostra anche che la stigmatizzazione è percepita da persone di tutte le categorie demografiche, ma soprattutto dalle donne, dalle persone di origine africana e dagli eterosessuali.

Lo studio ha esaminato diversi aspetti della questione: il vissuto personale, le preoccupazioni per la divulgazione, i timori per l’atteggiamento della società e l’immagine negativa di sé.

“La stigmatizzazione è talvolta anticipata o interiorizzata e si manifesta, ad esempio, con sentimenti di vergogna o di disprezzo di sé. Può portare alla depressione o a una minore adesione al trattamento”, osserva la dottoressa Eleftheria Kampouri, prima autrice dello studio.

Questo studio dovrebbe facilitare la discussione sull’argomento, che raramente viene sollevata durante le visite di controllo, e permettere di sviluppare strategie mirate, conclude il CHUV. Alla ricerca hanno contribuito anche scienziati di Zurigo, Ginevra, Berna, Basilea, San Gallo, Ticino, Svezia e Regno Unito.

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