Campagne UDC, nessuna revoca dell’immunità per Chiesa

La commissione del Consiglio nazionale sull’immunità (CDI-N) ha deciso di non sopprimere l’immunità del consigliere agli Stati UDC Marco Chiesa e del parlamentare UDC Peter Keller. Per il primo, ex presidente del partito, si chiude quindi definitivamente il capitolo che lo vedeva accusato di discriminazione e incitamento all’odio nel quadro delle due campagne elettorali “Nuova normalità?” e “No a una Svizzera da 10 milioni”. Keller invece dovrà ancora presentarsi davanti alla commissione affari giuridici degli Stati.

Per quanta riguarda il deputato democentrista Andreas Glarner; stando alla commissione competente, l’argoviese non gode dell’immunità (non si pone dunque nemmeno la questione se toglierla o meno) per aver rilasciato dichiarazioni contro l’Islam con un post su X. Adesso spetta sempre alla commissione della Camera alta decidere; se anche gli Stati concorderanno con la decisione del Nazionale, la procura bernese potrà quindi proseguire le indagini.

Battuta d’arresto per quanto riguarda invece il caso Aeschi, ossia la lite che ha coinvolto da una parte il capogruppo UDC e il collega Michael Graber e dall’altra gli agenti della Fedpol durante la visita del presidente del Parlamento ucraino la scorsa estate. La commissione ha deciso per ora di sospendere la decisione circa la soppressione o meno dell’immunità.

L’immunità tutela gli eletti per eventuali procedimenti in qualche modo riguardanti la loro attività o funzione parlamentare. È una facoltà attribuita a tutti i membri del Consiglio nazionale, degli Stati o federale ed è stata istituita per proteggere i politici da accuse penali arbitrarie che possano interferire nella loro carica.

Glaner aveva pubblicato sui social network un post con affermazioni contro la religione islamica accompagnate dall’hashtag “Stop Islam”. Stando alla commissione le osservazioni del democentrista sono state formulate in modo troppo generico e indifferenziate per consentire di stabilire un legame con determinati affari parlamentari o di poterne desumere misure legislative concrete. “Un trattamento privilegiato rispetto ai privati che si esprimono in modo simile sui social media non sarebbe quindi giustificato”.

Per questi motivi la Commissione non rileva una connessione diretta con il mandato parlamentare e, con 5 voti contro 4, non è entrata nel merito della richiesta. Prossimamente spetterà alla Commissione giuridica del Consiglio degli Stati trattare il caso ed esprimersi in merito.

Un’indagine della procura bernese riguardava la lite tra il capogruppo UDC Thomas Aeschi, il suo collega alla camera del popolo Michael Graber e le forze di polizia della Fedpol, avvenuta in occasione della visita del presidente del parlamento ucraino Ruslan Stefančuk, avvenuta lo scorso giugno. Per la visita del politico ucraino, diverse aree di palazzo federale erano state rese inaccessibili; tentando di attraversare una zona vietata, i politici erano stati fermati dagli agenti.

Riguardo a questo caso, la Commissione ha preferito temporeggiare in attesa del parere della Delegazione amministrativa del Parlamento. Con 6 voti favorevoli, 2 contrari e un’astensione, si è quindi sospesa la decisione.

La procura bernese avrebbe poi voluto procedere nei confronti del consigliere agli Stati Marco Chiesa e il consigliere nazionale Peter Keller per delle inserzioni pubblicate online, che riprendevano notizie con protagonisti stranieri che compiono reati. Si trattava degli annunci utilizzati lo scorso anno durante le campagne elettorali per “No a una Svizzera da 10 milioni” e “Nuova normalità?”.

Telegiornale delle 20:00 del 18.11.2024