L’introduzione dell’azione o causa collettiva nel diritto svizzero, fortemente sostenuta dalle associazioni dei consumatori, sta incontrando una decisa opposizione in Parlamento. Le commissioni incaricate del dossier in entrambe le Camere hanno infatti proposto di respingere la legge avanzata dal Governo.
Si tratta di un netto cambio di direzione da parte del Legislativo, che dieci anni fa aveva richiesto basi legali più soldi per consentire ai consumatori danneggiati di ottenere risarcimenti. Tuttavia, le commissioni degli affari giuridici hanno evidenziato anche gli svantaggi di questa proposta, che, secondo il consigliere nazionale Simone Gianini, prevalgono: “Il forte rischio è che se ne abusi, seguendo lo stile americano”. Gianini teme inoltre un sovraccarico dei tribunali.
I promotori dell’azione collettiva sottolineano che lo strumento sarebbe utile non solo ai consumatori, ma anche ai piccoli imprenditori, spesso ingannati dai grandi giganti economici come dei piccoli Davide contro Golia. Fabio Regazzi, consigliere agli Stati e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri, non è d’accordo: “Non credo che da noi questi casi siano frequenti e, in ogni caso, la possibilità per un cliente o un consumatore che si ritiene danneggiato di procedere giuridicamente contro l’azienda rimane intatta”. Regazzi esprime preoccupazione soprattutto per gli effetti negativi che un’azione collettiva potrebbe avere sulle piccole e medie imprese, temendo che l’elevata esposizione mediatica e la durata dei processi possano causare danni irreversibili alla loro immagine, fino a comprometterne l’esistenza.
La sinistra, da parte sua, deplora l’assenza di una discussione approfondita e avverte che, senza questa legge, i consumatori svizzeri godranno di diritti inferiori rispetto ai loro vicini europei.
Azione collettiva, la proposta rallenta in parlamento
SEIDISERA 11.12.2024, 18:00
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