Il mancato rinnovo dell'equivalenza borsistica per la Svizzera sta generando un clima di incertezza sul versamento del secondo contributo della Confederazione alla coesione dell'Unione Europea.
In settembre, infatti, quando si svolgerà l'ultima sessione parlamentare della legislatura, il Consiglio nazionale potrebbe anche decidere di bloccare il versamento del cosiddetto miliardo di coesione. La prospettiva, intanto, è apertamente evocata da alcuni membri ticinesi della Camera del popolo.
"Fintanto che non vi è un clima sereno, non vi è neanche da parte nostra la disponibilità a contribuire allo sviluppo economico del continente. Il miliardo resta bloccato", afferma il popolare democratico Marco Romano. "Noi faremo di tutto affinché il miliardo di coesione non sia versato e mi auguro che nessun partito abbia la malaugurata idea di accettare queste forme di pressione sul popolo svizzero", sottolinea l'UDC Marco Chiesa.
"Bruxelles rivela ancora una volta una scarsa conoscenza dei meccanismi di formazione della volontà politica tipici della nostra democrazia semidiretta", commenta quindi il liberale-radicale Giovanni Merlini. "È chiaro che con questo tipo di atteggiamento renderà tutto più difficile, anche una eventuale decisione favorevole del Parlamento sul miliardo di coesione".
Di segno opposto, invece, la posizione del consigliere nazionale bernese Corrado Pardini. Per l'esponente del PS, non sarebbe intelligente mettere in ballo il miliardo di coesione: "Io lo verserei giustamente perché trovo che occorra trovare un accordo con l'Unione europea, non un'escalation inutile".
TG/ARi