“Non mi dimetterò, almeno non fino alla condanna definitiva”. Così si è espressa ai microfoni della RSI Lisa Bosia Mirra, nei confronti della quale è stato emesso un decreto d'accusa per infrazione alla legge federale sugli stranieri per aver aiutato, in almeno nove occasioni, migranti ad entrare in Svizzera.
La granconsigliera ticinese ritiene che questa battaglia vada fatta da un osservatorio diverso da quello di un privato cittadino e si è detta delusa per il fatto che non sono state tenute in debito conto - secondo lei - alcune memorie difensive. Ha quindi annunciato che farà opposizione.
In un suo post su Facebook di mercoledì ha scritto che non si piega e non si spezza. Alla domanda se questo comportamento lo manterrebbe anche a rischio di infrangere la legge, ha risposto che "bisogna sempre chiedersi se la dignità umana ha meno valore del rispetto della legge. Credo - ha precisato - che la legge deve essere al servizio dell'uomo e non viceversa. Se c'è una legge sbagliata va cambiata". Il Partito Socialista, in una nota diramata giovedì pomeriggio, dice di aver "preso atto del Decreto d’accusa", "ed evidenzia come lo stesso non equivalga a una condanna, soprattutto nel caso in cui venga impugnato". Il presidente del partito Igor Righini auspica che il Pubblico ministero accolga le motivazioni umanitarie nel riesame del caso e non esclude che si andrà a processo: "Il processo permetterebbe a Lisa di esprimersi su quello che è il movente che l'ha portata a commettere questi fatti".
CSI/sdr
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