Entrare a Santa Marta, nella residenza vaticana poco distante dalla porta del Perugino dove Francesco ha deciso di abitare da quando il 13 marzo del 2013 è stato eletto al soglio di Pietro, è un po’ come entrare in un albergo. In una hall posta al piano terreno, infatti, c’è una reception che accoglie chi arriva. Sì perché ancora oggi, insieme al Papa, cardinali e vescovi di passaggio a Roma possono chiedere ospitalità in quella che sotto il pontificato di Giovanni Paolo II era nata come casa di accoglienza per presuli e porporati di tutto il mondo e che oggi, con Francesco fra i suoi residenti, non ha perso del tutto il scopo originario. La vita del vescovo di Roma che per primo ha rinunciato all’appartamento papale posto in cima al palazzo apostolico è cadenzata dalla particolare struttura di Santa Marta, un luogo dove il via vai è continuo: Francesco ha scelto di vivere a contatto con più persone possibili, per non isolarsi, per non divenire, così ha spiegato più volte lui stesso, irraggiungibile.
Le estati in casa
Papa Bergoglio non lascia mai la residenza per lunghi periodi. A parte in occasione dei viaggi apostolici, ama trascorrere il suo tempo in casa. Anche d’estate, come del resto faceva a Buenos Aires, trascorre nel mese di luglio un periodo di riposo a Santa Marta. Per questo, del resto, ha fatto diventare la residenza estiva di Castelgandolfo un museo. Quando era arcivescovo di Buenos Aires un anno fu costretto a trascorrere l’estate in curia. Si riposò maggiormente delle altre estati in cui era andato fuori. Da quel momento decise che avrebbe trascorso tutti i periodi di vacanza a casa, riposandosi, studiando e continuando ad incontrare gente. Ancora oggi, è soprattutto nei periodi in cui le udienze ufficiali sono sospese che può incontrare amici e conoscenti. Il confronto è per lui necessario per poi prendere le giuste decisioni di governo. Bergoglio, infatti, ascolta sempre più persone possibili, per poi decidere da solo.
La sveglia
Tutti i giorni dell’anno Francesco si alza prima delle cinque del mattino, di solito alle 4.45. Le prime ore sono dedicate alla meditazione della Scrittura, fino alla Messa delle sette. Nei primi anni di pontificato a questa Messa erano invitati anche gruppi di persone. Adesso è divenuta una celebrazione privata. A Messa è sempre presente monsignor Tino Scotti. Originario di Cologno al Serio, è capo ufficio della Prima sezione della Segreteria di Stato. È l’unico dei suoi collaboratori a non essere stato cambiato. Il Papa, infatti, non ha segretari particolari. Preferisce avere dei collaboratori che poi, dopo un po’ di anni, tornano ai servizi che svolgevano precedentemente. In questo modo non si creano quei cortocircuiti che si sono verificati nei pontificati degli ultimi decenni quando don Stanislao Dziwisz prima, don Georg Gänswein dopo, sono inevitabilmente diventati delle sorti di imbuti entro i quali ogni richiesta al Papa doveva necessariamente passare.
La colazione
Dopo Messa Francesco si concede una colazione, nel refettorio della residenza. È qui che coloro che sono ospiti della struttura trovano il Papa seduto a uno dei tavoli del refettorio come uno dei tanti commensali. Il Papa non ha un tavolo riservato. Siede dove capita, amando scambiare quattro parole con chiunque sia presente. Solo il pranzo della domenica, solitamente, lo fa con i dipendenti di Santa Marta presenti. Il refettorio ha a fianco una grossa cucina. Può capitare che durante le giornate sia lo stesso pontefice ad entrare per chiedere di preparare o per preparare lui stesso un caffè per qualche suo ospite che lo desidera.
La stanza
A Santa Marta Francesco abita in una semplice stanza con a fianco uno studio dotato di poltrona e scrivania in legno. Ci sono due armadi, un frigo, una credenza e una poltroncina per gli ospiti. La camera ha un letto singolo in legno, una sedia, un appendiabiti. Vi è un bagno con doccia e specchiera in legno bianco. Vicino c’è anche un salottino che Francesco usa per ricevere informalmente, cioè fuori dalle udienze ufficiali, le persone che desidera. È qui che sono avvenuti alcuni degli incontri più curiosi del suo pontificato: qualche mese fa l’udienza ad Elon Musk con i suoi figli. Ma anche tante persone anonime, molte accomunate da storie difficili alle spalle alle quali il Papa ha voluto dare un suo personale conforto.
I cartelli
È appena fuori dalla sua stanza, nel corridoio dove gli ospiti attendono di incontrarlo, che Francesco ha appeso un cartello eloquente. Vi si legge: «Vietato lamentarsi». E ancora: «I trasgressori sono soggetti da una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi. La sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini». E conclude: «Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti quindi: smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita». Nell’ascensore, invece, che dal piano terreno porta alla sua stanza, ha fatto appendere un foglio che riproduce un’immaginetta: «Santa Maria Vergine, protettrice contro le epidemie», recita. E, ancora, è stato direttamente il Papa a far appendere fuori dalla porta di ogni “ministero” della Santa Sede un’icona della “Vergine del silenzio”: sulla base di un’immagine tratta da un affresco copto dell’VIII secolo, Maria porta il dito indice della mano destra alle labbra chiedendo silenzio.
La biancheria
Francesco non ha maggiordomi né servitù. La sua biancheria finisce – come quella di tutti gli altri ospiti – nella lavanderia situata nel seminterrato. Fuori dalla sua stanza una sola guardia svizzera rimane a vegliare giorno e notte. A lei si dice che Francesco abbia chiesto più volte di sedersi durante il turno. E che gli abbia spesso offerto una merendina di un distributore automatico per sfamarsi.
Parola d’ordine
Una sola parola d’ordine è di casa a Santa Marta: normalità. Francesco ama vivere in modo normale e comunicare a tutti un’immagine di sobrietà. Per questo la sua vita nella residenza è fatta di cose semplici, incontri con vecchi e nuovi amici. Francesco vuole essere avvicinabile. In questo modo può anche conoscere meglio la vita del Vaticano che altrimenti gli sfuggirebbe. È grazie al fatto che le sue giornate a Santa Marta lo rendono in qualche misura avvicinabile che ha potuto conoscere la doppia vita del segretario di un noto cardinale e così intimargli di lasciare immediatamente il suo incarico e il suo appartamento entro le Mura Leonine. Anche di queste cose ha deciso di occuparsi il primo successore di Pietro sudamericano, in prima persona, senza fare sconti a nessuno.
Papa Francesco, le dimissioni non sono un tabù
Telegiornale 18.12.2022, 21:00