Ticino e Grigioni

La scuola che verrà... oppure no

Il 23 settembre si vota il credito quadro di 6,7 milioni di franchi per il finanziamento della sperimentazione del progetto

  • 28 agosto 2018, 07:41
  • 23 novembre, 00:34
Il capo del dipartimento dell'educazione ticinese, Manuele Bertoli

Il capo del dipartimento dell'educazione ticinese, Manuele Bertoli

  • web/MAD

Il 23 settembre il popolo ticinese è chiamato alle urne per votare il credito quadro di 6,7 milioni di franchi per il finanziamento della sperimentazione per tre anni della riforma "La scuola che verrà", portata avanti dal Dipartimento dell'educazione di Manuele Bertoli e sostenuta dal Governo ticinese.

In caso di approvazione popolare del credito la sperimentazione triennale si svolgerà in 4 istituti di scuola media (Acquarossa, Biasca, Caslano, Tesserete) e 3 di scuola comunale (Cadenazzo, Coldrerio, Paradiso) da settembre 2019.

Le firme valide raccolte dal comitato contrario alla riforma, composto da esponenti di UDC, Lega e La Destra, sono state 9’414.

La riforma in breve

• introduzione negli istituti comunali di un docente come risorsa supplementare;

• generalizzazione nelle scuole elementari dei docenti di educazione fisica e musicale;

• incentivo cantonale per attribuire a tutte le scuole dell’infanzia un docente di educazione fisica o musicale per un’ora settimanale;

• estensione del laboratorio, svolto da un docente con metà classe, dalle attuali 2 materie in III e IV media (italiano, scienze naturali) a 8 materie dalla I alla IV (italiano, matematica, inglese, tedesco, francese, geografia, storia, scienze naturali);

• introduzione nella scuola media di 2 ore settimanali di atelier (condotto in compresenza dal docente di materia e di sostegno pedagogico) in italiano, matematica e tedesco;

• più tempo al docente di classe per seguire e orientare gli allievi;

• più tempo alle sedi di scuola media per l’innovazione e la collaborazione tra docenti.

I motivi dei contrari in breve

• una riforma di questa portata andava condivisa ampiamente e non imposta e sperimentata casualmente;

• questo metodo scolastico è fallito all’estero e non è previsto in nessuno degli altri 25 cantoni svizzeri;

• crea paure, confusioni e discriminazioni inutili agli allievi, ai genitori e ai docenti delle sedi sperimentali

• i docenti sono marginalizzati e sostituiti da apparati pedagogici, esperti e burocrazia dipartimentale;

• gli obiettivi di inclusione e uguaglianza per tutti, faranno scendere forzatamente il livello scolastico di tutti;

• alla fine si creeranno giovani inadatti per l’apprendistato e studenti impreparati per gli studi superiori;

• sono esclusi temi importanti che da anni sollevano i docenti e molti altri enti;

• l’86% dei docenti non ha dato risposte al sondaggio del DECS e l’89% di chi ha risposto non vuole la sperimentazione nella sede scolastica dove insegna.

I motivi dei favorevoli in breve

• un rinnovo necessario nel Ticino che cambia;

• la sperimentazione del progetto è stata accettata dalla maggioranza dei partiti;

• la scuola sarà più personalizzata, in base alle competenze;

• la scuola sarà basata su risultati concreti;

• più vicina agli allievi ticinesi.

joe.p.

La nostra storia: il dossier sulla SMU

Il dibattito di Democrazia diretta: La scuola che verrà

02:04

RG 18.30 del 13.09.18 - Il servizio di Sharon Bernardi

RSI Info 13.09.2018, 20:59

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