“Sono un ufficiale e se a uno dei soldati della mia unità succede qualcosa sono io a prendermi la responsabilità dell’accaduto, per questo mi aspetto che Benjamin Netanyahu, come capo ultimo del governo della nazione, si assuma le responsabilità per quanto accaduto [il 7 ottobre 2023], ma non è così” ci dice Or Szneiberg, in mezzo alla manifestazione per chiedere elezioni anticipate in Israele.
“È un peccato, ma manifestare è l’unico modo per chiedere che si assuma le sue responsabilità” continua questa recluta ventiquattrenne al comando di due carrarmati ed ora in congedo perché ferito a Khan Yunis da un razzo di Hamas.
Come lui, qualche migliaio di persone si sono ritrovate questo sabato 17 febbraio sul viale Kaplan dei Tel Aviv per dimostrare la loro opposizione a un premier che continua a occuparsi della guerra a Gaza senza accennare a voler fare un bilancio di quello che è stato forse il peggior fallimento di intelligence, esercito e politica della storia di Israele.
“Quando è arrivato in ospedale aveva al seguito decine di giornalisti e telecamere e voleva stringere la mano a più militari feriti possibili, ma io non l’ho fatto entrare in stanza” ci dice Or del premier israeliano.
Per questo giovane, oramai rimessosi dalle bruciature che coprivano il 20% del suo corpo, quando si è nell’esercito è giusto che ci sia unità: “nel mio tank siamo un colono (destra), un ragazzo di centro, ed io, e non ci sono problemi”, ma in strada l’unità nazionale per affrontare la guerra ha oramai perso senso ai suoi occhi, e sono piuttosto delle elezioni anticipate che permetteranno di “avere un dialogo democratico e decidere cosa fare quando la guerra sarà finita”.
Oltre che nel centro di Tel Aviv, le persone hanno protestato sotto la casa di Netanyahu, ma anche a Gerusalemme, Haifa, Be’er Sheva e in altri comuni più piccoli. Qualche migliaio di persone, non ancora le centinaia che animavano le proteste prima della guerra contro Hamas, ma un segnale al governo che la pazienza in una parte della popolazione sta finendo.
Secondo un recente sondaggio, circa il 51% degli israeliani vorrebbe andare alle urne prima del previsto e un 39 vi si oppone. Ma il paese è ancora sconvolto dall’efferato attacco del 7 ottobre, dalle storie dei 134 ostaggi a Gaza e dalle morti quasi quotidiane dei soldati, e non è facile aprire un fronte interno.
“Che ci dia una data, anche tra qualche mese - acconsente Or - ma votiamo e vediamo cosa vogliono gli israeliani, se sarà rieletto io lo rispetterò”. Per i sondaggi, Netanyahu sarebbe però premier uscente.