Guillaume Briquet, lunedì lei è stato vittima di un attacco deliberato da parte dell’esercito russo, ci può raccontare cosa le è successo?
"Viaggiavo sulla via tra Mikolaiv e Kirovograd, nel Sud del Paese. Avevo superato un checkpoint ucraino, mi trovato tra le due linee e, dopo 4 km, ho sentito tutto d’un tratto 4 colpi, uno dietro l’altro, a livello della testa. È un miracolo che sia vivo. I vetri mi hanno preso il viso e il braccio. Mi sono piegato sul volante e subito mi sono buttato fuori dal veicolo. I soldati pensavano che fossi morto. Ma poi ho gridato: sono un giornalista, e ho alzato le mani".
E poi cosa è successo?
"Mi hanno preso e portato al lato della strada. Ho chiesto se fossero ucraini o russi, perché non avevano simboli sull’uniforme e loro hanno risposto soldati russi. E poi la prima cosa che hanno fatto è stata rubarmi i soldi (3'000 euro) e il materiale video. Ero scandalizzato. Ho iniziato insultarli: "come è possibile, questo è un crimine!". Gli ho chiesto se fossero ladri o militari. "Cosa fate? Io sono un giornalista".
E dopo cosa le hanno fatto?
"Dopo che mi hanno derubato mi hanno detto: hai tre minuti per andare, e sono scappato. Anche questo è un crimine di guerra".
Ma lei si è dato una spiegazione? Perché la volevano colpire? Non si sono sbagliati?
"Il mio veicolo è segnalato, dappertutto, io stesso ho la scritta stampa. Quindi non potevano avere dubbi sul mio veicolo. Questo è un messaggio: "giornalisti lasciate l’Ucraina".
In conclusione cosa si sente di dire?
"Vorrei lanciare un messaggio, ho parlato con Reporter senza frontiere. Mi hanno detto che, attualmente, ci sono 2'000 giornalisti solo a Kiev. Di solito in guerra ce ne sono un centinaio. Sono molto preoccupati, perché su 2'000 giornalisti sono pochi quelli che hanno il tesserino stampa (che li qualifica) e quelli che indossano giubbotti contro i proiettili da guerra ed elmetti. Quello che è capitato a me può succedere, anzi succederà, anche ad altri. Se qualcuno di loro mi sta ascoltando voglio dirgli di partire e di lasciare l’Ucraina".