In ogni elezione presidenziale statunitense, un gruppo ristretto di Stati chiave determina il risultato finale: sono i cosiddetti swing states. A differenza delle roccaforti tradizionalmente democratiche o repubblicane, in questi territori nessun candidato gode di un vantaggio consolidato e i margini di vittoria sono spesso esigui.
Il panorama degli Stati contesi non è statico, ma varia di elezione in elezione, seguendo i cambiamenti demografici, economici e culturali del Paese. Nel 2024, i riflettori sono puntati su Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin. Questi sette Stati rappresentano 93 voti elettorali, oltre un terzo dei 270 grandi elettori necessari per sedere alla Casa Bianca.
Le elezione del 2020 hanno già dimostrato il potere decisivo di questi territori: Joe Biden è riuscito a ribaltare il risultato in Georgia e Pennsylvania, due stati in bilico che nel 2016 avevano sostenuto Donald Trump. Con margini ridottissimi, questi successi sono stati determinanti nell’assegnazione della presidenza.
Anche per l’elezione attuale, i candidati stanno investendo tempo ed ingenti risorse in campagne mirate per ciascuno di questi Stati. Dalle questioni economiche, alla sanità e all’istruzione, i temi principali sono strategicamente scelti per rispondere alle priorità degli elettori locali. E man mano che il fatidico giorno delle elezioni si avvicina, l’attenzione sugli swing states continua a crescere, confermando il loro ruolo di ago della bilancia nella politica statunitense.
Elezioni USA: il reportage dal Wisconsin
Telegiornale 20.10.2024, 20:00