ANALISI

Pyongyang sul terreno della guerra in Ucraina

La Corea del Nord, secondo l’intelligence di Seul, avrebbe inviato soldati in Russia per combattere contro Kiev

  • 19 ottobre, 13:57
  • 19 ottobre, 20:57
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Soldati nordcoreani in Ucraina

Telegiornale 19.10.2024, 20:00

  • archivio keystone
Di: Lorenzo Lamperti 

“La sicurezza dell’Europa è strettamente collegata alla sicurezza dell’Asia orientale”. Fumio Kishida, ex primo ministro del Giappone, lo ha ripetuto più volte dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Finora, quel collegamento era sempre rimasto politico e teorico. Ma ora diventa molto concreto e assume le fattezze dei primi 1’500 soldati che la Corea del Nord avrebbe inviato in Russia per combattere contro Kiev. L’informazione arriva dall’intelligence della Corea del Sud, secondo cui Pyongyang avrebbe deciso il via libera a un invio di militari su larga scala. Si parla di un totale di 12’000 unità, comprese quattro brigate di fanteria e diversi componenti delle forze speciali. Seul non esclude neppure l’invio di personale civile. Il primo contingente sarebbe già in fase di addestramento nell’Estremo Oriente Russo, dopo essere arrivati a Vladivostok a bordo di navi da trasporto della nave russa. Ai militari sarebbero state fornite uniformi dell’esercito russo e documenti contraffatti. La NATO non ha sin qui confermato, ma se le informazioni sudcoreane sono corrette si tratta della conferma ufficiale del coinvolgimento diretto della Corea del Nord nella guerra, dopo le tante voci dei mesi scorsi sull’invio di soldati, proiettili di artiglieria e missili. Il Cremlino ha sempre smentito, ma nei giorni scorsi ha allo stesso tempo confermato che l’accordo di mutua difesa siglato a giugno da Vladimir Putin e Kim Jong-un include assistenza militare e cooperazione in materia di sicurezza, soprattutto di fronte ad “aggressioni esterne”. L’offensiva ucraina a Kursk potrebbe essere usata come giustificazione qualora i due partner scelgano di venire allo scoperto sull’invio di soldati, episodio che prova quanto quell’intesa firmata a Pyongyang rischi di avere conseguenze molto serie. Per quanto riguarda il campo di battaglia, i primi 1’500 soldati nordcoreani potrebbero essere pronti a combattere a partire da novembre.

In cambio delle truppe, Kim ottiene sostanzialmente tre cose. Primo: la possibilità di testare le proprie armi, o in ipotesi più estreme persino i propri uomini, sul campo di battaglia. Secondo: trasferimento tecnologico russo e assistenza nello sviluppo del programma satellitare. Terzo: un possibile impegno di Mosca all’assistenza militare diretta in caso di crisi nella Penisola coreana, in nome della reciprocità.

Ed è proprio quest’ultimo punto che preoccupa più di tutti la Corea del Sud. Negli ultimi anni, infatti, mai una crisi era sembrata così vicina come in questo momento. È dal naufragio dei negoziati avviati da Donald Trump che le tensioni nella penisola sono in aumento, sin da quando nella primavera del 2020 Kim fece saltare in aria il centro di collegamento intercoreano di Kaesong, nei pressi della frontiera. Gesto che ricorda quello di qualche giorno fa, quando sono state fatte esplodere le strade di collegamento tra le due Coree. Si tratta di un chiaro segnale di indisponibilità al dialogo con Seul e (forse) di un richiamo a quelli che Pyongyang indica come i responsabili del riarmo regionale, gli Stati Uniti, ma sarebbe sbagliato pensare che l’episodio abbia una valenza esclusivamente simbolica.

Oltre ai svariati test balistici, nelle scorse settimane Kim ha schierato diversi mezzi di artiglieria non lontano dal confine. Il timore è che la Russia possa sostenere azioni ancora più audaci da parte della Corea del Nord. Eventuali cicli di addestramento a fuoco vivo potrebbero comportare rischi non trascurabili, soprattutto per le isole sudcoreane che si trovano in corrispondenza di una frontiera marittima mai delimitata chiaramente. L’intelligence sudcoreana non esclude il settimo test nucleare: sarebbe il primo dal 2017. Nelle scorse settimane, il regime ha diffuso per la prima volta le immagini del suo sito nucleare e alcune foto satellitari confermerebbero che i preparativi per un nuovo test sono conclusi.

La Corea del Sud ha definito l’invio di soldati nordcoreani in Russia una “significativa minaccia per la sicurezza nazionale”. Non si tratta di semplice retorica. C’è preoccupazione su come Kim possa voler utilizzare il recente sorvolo di droni sudcoreani su Pyongyang, col rilascio di volantini di propaganda antiregime sulla capitale. Kim aveva già minacciato più volte dure ritorsioni di fronte ad azioni del genere, a lungo interrotte e poi riprese dopo che centinaia di palloncini nordcoreani pieni di spazzatura hanno iniziato a valicare la frontiera e volare verso Sud, impattando in alcune occasioni anche sull’operatività degli aeroporti.

Venerdì, la propaganda ha pubblicato delle foto di Kim che parla con le truppe di fronte a una mappa delle due Coree, subito dopo la conferma della revisione della costituzione per identificare la Corea del Sud come “un Paese straniero e ostile”. Una mossa che rinnega di fatto lo storico obiettivo della riunificazione, che lo stesso Kim ha di recente definito un errore. “Se la nostra sovranità è minacciata, la forza fisica può essere usata senza esitazione”, ha detto il leader supremo secondo l’agenzia di stampa statale all’esercito. Scelte lessicali che non consentono di escludere l’ipotetica richiesta di aiuto militare diretto a Mosca.

Uno scenario che inquieta Seul, dove si inizia a pensare che il presidente Yoon Suk-yeol possa provare a forzare l’Assemblea nazionale a riformare la legge che vieta l’invio di armi a Paesi in conflitto. La Corea del Sud è da qualche anno diventata un grande hub militare e ha aumentato esponenzialmente le sue esportazioni, anche a Paesi occidentali come la Polonia e gli Stati Uniti. Washington e la NATO premono da tempo Seul per fornire assistenza diretta all’Ucraina. Yoon ha sin qui sempre resistito, per non andare allo scontro con Mosca. Il coinvolgimento diretto della Corea del Nord nel conflitto potrebbe cambiare i calcoli, anche se la sensazione è che Seul voglia prima capire come andranno le presidenziali americane.

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