Il cessate il fuoco di 72 ore annunciato lunedì dagli Stati Uniti tra il generale Abdel Fattah al-Burhane, leader de facto del Paese e capo delle forze armate e il generale Mohamed Hamdane Daglo, capo delle Forze di supporto rapido (RSF), è stato parzialmente rispettato. Questo mentre le diverse nazioni accelerano gli sforzi per evacuare i propri cittadini dal Paese africano nel caos più totale.
A 10 giorni dall'inizio dei combattimenti, che secondo l'ONU hanno provocato oltre 460 morti e oltre 4'000 feriti, ancora ieri, martedì, l'Esercito ha preso di mira con i suoi aerei le postazioni dei paramilitari delle Forze di supporto rapido che hanno risposto con raffiche di pesanti colpi di mitragliatrice nei sobborghi di Khartum. Il capo della missione ONU in Sudan, Volker Perthes, ha denunciato la "mancanza di considerazione" per i civili da parte dei belligeranti che attaccano zone abitate, "in spregio alle leggi di guerra".
Malgrado la tregua nella capitale, i combattimenti intorno a "luoghi strategici" sono "ampiamente continuati e a volte persino intensificati", ha osservato Perthes, parlando da Port Sudan, nell'est del Paese, dove le Nazioni Unite hanno trasferito parte del loro personale.
Da varie fonti non meglio precisate si apprende infine che numerosi detenuti sono evasi dalle prigioni, tra questi anche diversi ex collaboratori di Omar al Bashir, l'ex presidente ricercato dalla Corte penale internazionale che si ritiene fosse detenuto nel carcere di Kober.
Nel frattempo, oggi, mercoledì, alle prime luci dell'alba un'imbarcazione che trasporta 1'687 civili in fuga dai combattimenti in Sudan, provenienti da oltre 50 Paesi, è arrivata in Arabia Saudita. Lo ha annunciato il Ministero degli Affari Esteri di Riad.
Fuga dal Sudan
Telegiornale 26.04.2023, 12:30