La scheda

Tre anni fa Mosca entrò con le sue truppe in Ucraina

Breve cronistoria dell’invasione russa: era il 24 febbraio del 2022 quando l’esercitò varcò il confine, spingendosi fino a pochi chilometri da Kiev - Ora si va verso una fine del conflitto?

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Regione di Donetsk, lanciarazzi ucraini in azione contro postazioni russe

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

L’invasione su larga scala dell’Ucraina è stata ordinata dal presidente russo Vladimir Putin il 24 febbraio del 2022. Da tre anni l’ex repubblica sovietica è teatro di una guerra che non ha coinvolto solo Mosca e Kiev, ma ha spostato gli equilibri geopolitici mondiali, accelerando il processo di multipolarizzazione già cominciato negli scorsi decenni: da una parte il blocco occidentale con gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione Europea e del G7 a sostenere l’Ucraina, dall’altro grandi player come la Cina e gli attori del cosiddetto Sud globale, dall’India al Brasile passando per il Sudafrica, che si sono posizionati sostanzialmente a favore della Russia. Durante gli scorsi trentasei mesi si è manifestato in maniera sempre più evidente il carattere della proxy war, del conflitto per procura, che si avvia, forse, a essere risolto con accordi che scaturiranno dai rapporti di forza tra gli schieramenti e all’interno di essi; è evidente che la road map per la pacificazione sarà delineata dal maggior peso specifico da una parte di Mosca e dall’altra di Washington, il più grande supporter politico e militare di Kiev e la locomotiva del treno occidentale targato NATO. Al giro di boa del terzo anno di guerra e alla vigilia di quelli che potrebbero essere i negoziati decisivi per la risoluzione del conflitto, pur con tutte le incognite del caso, il quadro a grandi linee della genesi e dello sviluppo del conflitto è utile quindi per comprendere la situazione attuale.

Prologo

L’attacco russo del 2022 ha avuto un’incubazione molto lunga e va contestualizzato nel duello che Russia e Stati Uniti hanno ingaggiato nello spazio postsovietico dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991. In Ucraina le tappe fondamentali della contesa sono state quelle della Rivoluzione arancione filoccidentale nel 2004, della fase filorussa con il presidente Victor Yanukovich tra il 2010 e il 2014, della rivoluzione di Euromaidan che ha riportato il baricentro verso ovest. Dopo quello che a Mosca è stato considerato un colpo di stato fomentato da USA e UE, la Russia ha optato per il confronto militare diretto, con l’annessione della Crimea e il supporto alle regioni orientali dell’Ucraina, Lugansk e Donetsk, che nella primavera del 2014 si sono dichiarate indipendenti. La prima guerra nel Donbass è iniziata in aprile con la cosiddetta ATO, l’operazione antiterrorismo avviata da Kiev per riportare sotto il proprio controllo i territori ribelli.

Dopo l’intervento di Mosca a fianco degli autonomisti filorussi, i primi accordi di Minsk del 2014 hanno fornito una base di tregua, anche se il conflitto è rimasto aperto sino al febbraio del 2015 e agli accordi di Minsk II, firmati da Vladimir Putin, dal presidente ucraino Petro Poroshenko e dai garanti occidentali, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Holland. Tra il 2014 e il 2022 la guerra su piccola scala combattutasi nel Donbass ha causato circa 14mila morti: gli accordi, che prevedevano oltre alla tregua militare anche concessioni politiche per l’autonomia delle regioni orientali ucraine, non sono stati di fatto mai rispettati da nessuna delle parti. L’arrivo a Kiev di Volodymyr Zelensky nel 2019, eletto con la speranza di trovare un accordo con Mosca, ha segnato in seguito un ulteriore allargamento del fossato, soprattutto dopo la ripresa dei contrasti diretti con Putin a partire dal 2021, coincisi con l’inizio della presidenza statunitense di Jo Biden.

L’invasione - 2022

La guerra su larga scala è stata una conseguenza da questa prospettiva prevedibile, anche se non inevitabile. In assenza della possibilità di un accordo ad ampio raggio con gli USA, formulato dal Cremlino nel 2021 quando era comunque evidente l’intenzione di attaccare l’Ucraina, la scelta di Putin è stata quella di aprire il conflitto su tutto il fronte. Dopo la dichiarazione dell’annessione delle repubbliche di Lugansk e Donetsk, le forze russe sono entrate in Ucraina, con l’obbiettivo primario concreto di allargare il perimetro dei territori già sotto controllo, dalla Crimea al Donbass, e far cadere Zelensky. Scopi impliciti politici sono stati quelli di impedire a Kiev l’entrata nella NATO e di scardinare gli equilibri internazionali, attaccando la supremazia statunitense. Le operazioni militari russe si sono concentrate inizialmente sia sulle regioni orientali che meridionali, ma anche nel tentativo di arrivare a Kiev. Il Blitzkrieg con la presa della capitale e la destituzione del presidente è fallito nel giro di poche settimane e dall’aprile del 2022 la strategia russa è stata quella del logoramento. Tra marzo ed aprile ci sono stati i primi tentativi di pacificazione, con i colloqui di Istanbul, mediati dal presidente turco Recepp Tayyp Erdogan, risoltisi però in un nulla di fatto. 

04:07

La testimonianza di Francesco Battistini da Kiev

Telegiornale 25.02.2022, 21:00

Di fronte all’invasione russa, Stati Uniti, Unione Europea e G7 si sono schierati a fianco dell’Ucraina, da un lato cominciando a fornire assistenza militare e finanziaria e dall’altro tentando di isolare e colpire Mosca anche con lo strumento delle sanzioni economiche. Nei primi mesi di guerra la Russia è riuscita a mettere sotto controllo territori fondamentali, come quelli fra Mariupol, Berdiansk e Melitopol, nelle zone sul Mare d’Azov tra Donbass e Crimea; Putin nel settembre del 2022 ha ufficializzato l’annessione alla Russia degli Oblast di Kherson, Zaporizha, occupati parzialmente. Poi le truppe di Mosca hanno dovuto affrontare il ritorno di quelle ucraine, che nel secondo semestre del 2022 hanno recuperato in autunno prima le zone orientali vicino a Kharkiv, poi anche al sud hanno riconquistato parte della regione di Kherson, sino alla linea del fiume Dnipro.

03:14

Reportage dalla città di Kherson

Telegiornale 14.02.2023, 21:00

La controffensiva - 2023

Sull’onda della prima controffensiva del 2022, l’Ucraina e gli alleati hanno puntato sul 2023 come anno della decisiva respinta della Russia sia fuori dal Donbass che dalla Crimea. Questa è stata la linea annunciata da Zelensky e accompagnata dalla narrazione politica e mediatica, sia a Kiev che nei paesi occidentali. La situazione sul campo ha iniziato però a mutare all’inizio dell’anno, con la spinta russa che si è fatta sempre maggiore nel Donbass, con le battaglie di Bakhmut, Soledar, Vuhledar, finite nel corso dei mesi con le vittorie russe. La prevista controffensiva ucraina di primavera si è incagliata sulla cosiddetta linea Surovikin, la difesa che il generale russo aveva predisposto sul più vulnerabile fronte meridionale, quello di Zaporizha, e le speranze di contrattacco di Kiev hanno iniziato ad assottigliarsi: sono emersi così i primi screzi tra il presidente e i vertici militari, rappresentati soprattutto dal capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny.

02:55

Controffensiva ucraina, a che punto siamo?

Telegiornale 28.07.2023, 20:00

In Russia intanto nel giugno del 2023 è andato in onda il tentativo di rivolta armata da parte di Evgeny Prigozhin, il capo della compagnia privata Wagner, che dall’inizio del conflitto aveva affiancato le forze regolari, terminato però in un fallimento: il sistema di Putin ha mostrato stabilità e resilienza e nei mesi successivi si è rafforzato, proprio sulla scia dell’andamento positivo del conflitto. A livello militare Mosca ha continuato a mantenere l’iniziativa nel contesto di una guerra di logoramento che ha cominciato a mettere a dura prova le risorse ucraine, sia militari che umane. Gli aiuti occidentali, richiesti a gran voce da Zelensky, sono arrivati sempre in ritardo e con il contagocce, anche per quel riguarda i vari armamenti considerati possibili game changer, dai carri ai caccia passando per i sistemi missilistici. Già in questo periodo è evidente che le scelte degli alleati occidentali non sono sufficienti per soddisfare gli scopi dichiarati ucraini, quelli cioè di portare in sostanza alla sconfitta della Russia.

08:51

Approfondimento: la morte di Prigozhin

Telegiornale 24.08.2023, 20:00

La trappola di Kursk - 2024

Il 2024 si è snodato come l’anno precedente, con l’avanzata russa nel Donbass, lenta e costosa, ma difficile da contrastare per l’Ucraina, a partire dalla battaglia di Adviivka, persa a febbraio. Le sconfitte hanno pesato anche politicamente per Zelensky, che ha iniziato a perdere consensi, ha licenziato Zaluzhny e lo ha sostituito con il generale Olexandr Syrsky. È cambiata progressivamente anche la narrazione e Kiev ha puntato ad allargare il campo degli alleati anche attraverso la diplomazia; la vittoria sul campo è stata derubricata e se la conferenza organizzata dalla Svizzera al Bürgenstock avrebbe dovuto essere a giugno il punto di svolta per mettere di nuovo in soggezione la Russia, è apparso però chiaro che i grandi attori come la Cina si sono definitivamente schierati con Mosca. L’attenzione politica è stato puntata quindi verso Washington e le elezioni di novembre, dopo le dichiarazioni in campagna elettorale di Donald Trump che ha promesso di terminare il conflitto in 24 ore.

Sul terreno l’Ucraina ad agosto 2024 ha azzardato l’incursione nella regione russa di Kursk, cogliendo di sorpresa la Russia. L’avanzata si è fermata dopo un paio di settimane e soprattutto, nonostante Kiev sia riuscita a mantenere il controllo su un lembo di territorio russo, il prezzo è stato alto per aver scoperto il fianco nel Donbass: nella seconda metà dell’anno le truppe di Mosca sono avanzate come non mai, arrivando ad autunno inoltrato a una manciata di chilometri dall’oblast di Dnipropetrovsk. Tra l’intervento, con molte ombre, di soldati della Corea del nord accanto a quelli russi e i dubbi sulle scelte strategiche di Kiev, con l’incursione di Kursk trasformatasi di fatto in una trappola, il 2024 si è chiuso con la certezza di Trump alla Casa Bianca e il punto di domanda sull’effettivo cambiamento nel conflitto.

Verso la pace? – 2025

La situazione attuale dopo tre anni di guerra è dunque a livello militare questa: la Russia occupa circa un quinto del territorio ucraino ed ha allargato la superficie delle zone conquistate; l’Ucraina è stata in grado di difendersi, fino a un certo punto, ma ora sta subendo fortemente la pressione russa e non pare in grado di mantenere gli obbiettivi di riconquista degli oblast perduti dal 2014; Stati Uniti e Unione Europea hanno tenuto una linea ibrida, che non ha concesso a Kiev molte possibilità: ciò è stato dovuto soprattutto a ragioni politiche, ossia al fatto di non voler l’escalation assoluta con Mosca, potenza nucleare. Secondo le Nazioni Unite le vittime civili verificate sono circa 12mila, il numero reale verosimilmente maggiore; per quelle militari non ci sono cifre esatte, ma le stime al ribasso si aggirano sui circa soldati 90mila russi (verificati da Mediazone/BBC) e 43mila ucraini, ammessi da Zelensky.

Già dallo scorso anno era emersa la possibilità che il 2025 avrebbe potuto aprire una finestra per il dialogo e la risoluzione del conflitto. L’inizio della presidenza Trump ha dimostrato con quale velocità si siano potuti ripristinare i contatti tra Washington e Mosca, anche se non bisogna certo stupirsi, visto che i canali di comunicazione sono stati aperti già con Biden e i primi approcci non ufficiali sono avvenuti nei mesi scorsi, proprio in Svizzera. Resta da vedere dunque quali saranno le prossime mosse del Cremlino e della Casa Bianca su una scacchiera che rimane ancora molto complicata e con il rischio che possa essere ribaltata da un momento all’altro.

02:40

Zelensky davanti ai media a 3 anni dall'invasione russa

Telegiornale 23.02.2025, 20:00

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