Svizzera

Il Governo critica la sentenza pro-Anziane per il clima

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Svizzera perché non fa abbastanza contro il cambiamento climatico, ma il Consiglio federale non è d’accordo - La sentenza, però, è definitiva e ha creato un precedente

  • 28 agosto, 16:24
  • 28 agosto, 16:40
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Alcune rappresentanti delle Anziane per il clima nel giorno della sentenza a Strasburgo

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Di: ATS/RSI Info 

Il Consiglio federale critica la recente interpretazione della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) in materia di protezione del clima e ritiene, al contrario, che la Svizzera soddisfi i requisiti della sentenza in termini di politica climatica.

La sentenza è definitiva e ha creato un precedente

In una dichiarazione pubblicata mercoledì, il Consiglio federale critica l’ampia interpretazione della CEDU nella sua sentenza sul caso “Anziane per il clima”. A suo avviso, la giurisprudenza non dovrebbe portare a un’estensione del campo di applicazione della Corte.

Per la prima volta uno Stato è stato inchiodato su questo tema

A seguito di una causa intentata dall’associazione “Anziane per il clima”, il 9 aprile la CEDU ha condannato la Svizzera per l’inazione nei confronti del cambiamento climatico. La sentenza è definitiva e ha creato un precedente. Per la prima volta, uno Stato è stato inchiodato su questo tema.

Nella sua seduta tenutasi in data odierna, il Governo ha discusso della sentenza emessa dalla Corte lo scorso 9 aprile, che aveva dato ragione all’associazione Anziane per il clima; quest’ultima aveva presentato un ricorso denunciando quella che considera l’inazione della Confederazione di fronte ai cambiamenti climatici. In una nota, il Consiglio federale afferma di essere “critico” rispetto alla posizione espressa nella sentenza. L’Esecutivo è convinto, infatti, che la Confederazione faccia già abbastanza in materia di protezione del clima.

La posizione del consigliere federale Albert Rösti

Il Governo, come illustrato anche dal consigliere federale Albert Rösti a margine della conferenza stampa sul nucleare, fa esplicito riferimento alla revisione della legge sulla CO2, che il Parlamento ha adottato in marzo e che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2025. In essa, ricorda l’Esecutivo, “la Svizzera ha definito alcune misure per raggiungere i propri obiettivi climatici per il 2030”. Nella sua sentenza, la CEDU non ha però tenuto conto di questa nuova legge, né di quella denominata “per un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili” (approvata dal popolo lo scorso giugno, ndr.), sostiene Rösti.

Nella nota, il Consiglio federale afferma inoltre di “respingere” l’estensione del diritto di ricorso delle associazioni alle questioni climatiche. “Ciò renderebbe ancora più difficile la realizzazione di infrastrutture urgenti”, afferma. Malgrado ciò, il Dipartimento di giustizia e polizia (DFGP) è stato incaricato di esaminare l’impatto della sentenza sulla prassi dell’Amministrazione federale e dei tribunali federali in materia di diritto di ricorso delle associazioni.

Malgrado la recente decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, il Consiglio federale continua ad appoggiare “l’adesione della Svizzera al Consiglio d’Europa e il sistema della CEDU”. I loro valori fondamentali - che includono la tutela dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello Stato di diritto - “rimangono di grande importanza per la Svizzera”, precisa l’Esecutivo. Tuttavia, il Consiglio federale critica l’interpretazione estensiva fatta dalla Corte nel caso in questione: “la giurisprudenza non deve portare a un’estensione del campo di applicazione della CEDU”, sottolinea Berna.

Da notare che durante la sessione estiva delle Camere federali, anche Consiglio nazionale e degli Stati avevano criticato la sentenza della CEDU adottando una dichiarazione identica.

Nel testo, intitolato “Una protezione efficace dei diritti fondamentali da parte dei tribunali internazionali piuttosto che l’attivismo giudiziario”, si afferma in particolare che la sentenza a favore delle Anziane per il clima “oltrepassa i limiti dell’interpretazione dinamica” e che la Corte, così facendo, “travalica i limiti dello sviluppo del diritto concessi a un tribunale internazionale”.

Vi si legge anche che Berna “non vede alcuna ragione per dare ulteriore seguito alla sentenza” dato che “gli sforzi precedentemente e attualmente profusi dalla Svizzera in materia di politica climatica soddisfano i requisiti in materia di diritti umani formulati nella sentenza”.

La dichiarazione invita il Consiglio federale ad attivarsi presso il Consiglio d’Europa per far conoscere la posizione della Confederazione. E oggi il Governo nel suo comunicato ha detto che il DFGP “riferirà al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che monitora le sentenze della Corte, sull’attuazione della sentenza da parte della Svizzera” sottolineando gli ultimi sviluppi della legislazione in materia di politica climatica e di politica energetica.

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