Ticino e Grigioni

Bavona, orizzonte autunnale per la riapertura

La strada è libera lungo tutte e tre le frane, ma le grandi quantità di materiale “sono complicate da gestire” – Si valuta anche un transito a fasce orarie per motivi giustificati

  • Ieri, 12:00
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Sul posto sono presenti cinque mezzi con una capacità totale di 80metri cubi a viaggio

  • TI-Press - foto 8 agosto
Di: Dario Lanfranconi

La strada della Val Bavona, ancora chiusa dopo i nubifragi che hanno colpito l’alta Vallemaggia lo scorso fine giugno, potrebbe riaprire – almeno parzialmente – il prossimo mese di ottobre. Ad aiutarci a fare il punto sulla situazione della valle, tuttora isolata, è il responsabile dell’Ufficio tecnico di Cevio Mattias Janner. “Ad ottobre il transito potrebbe essere ristabilito almeno parzialmente, ma dipende molto da quanto materiale bisognerà rimuovere, tenendo conto della sicurezza idraulica e della sistemazione finale del comparto” precisa Janner.

Per una riapertura totale bisognerà quindi ancora attendere e potrà avvenire solo quando la sicurezza potrà essere garantita a tutti gli utilizzatori. L’orizzonte resta quello dell’autunno, ma molto “dipenderà dal tempo e saranno da prevedere criteri vincolanti di utilizzo”.

Una strada chiusa che causa difficoltà a chi ha attività in valle e ha la necessità di transitare, ma in questo senso – ci dice ancora Janner –  si sta “valutando l’apertura autorizzata in determinate fasce d’orario per giustificati motivi. Una decisione in questo senso sarà presa a breve”.

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Le difficoltà della gestione del materiale delle colate

La strada, che è di proprietà del Consorzio Strada Bavona (67% OFIMA, 30% Comune di Cevio e 3% Swissgrid), è già stata liberata lungo tutte e tre le frane presenti (Fontana, Alnedo e Roseto) e sul posto si lavora alacremente per ristabilire la viabilità. Ma le difficoltà non mancano: “Quella principale è la gestione della notevole quantità di materiale delle tre colate: trovare aree di deposito idonee allo sgombero del materiale presente in strada e nell’alveo della Bavona risulta complicato in quanto si parla di centinaia di migliaia di metri cubi. L’obbiettivo dei cantieri è quello di realizzare spostamenti e depositi di materiale con criterio, guardando verso il futuro e permettendo per quanto possibile una riqualifica dell’area” spiega Janner.

Un’ulteriore criticità è rappresentata dal ripristino della sicurezza della strada, soprattutto nei pressi delle frane di Alnedo e Roseto: “Rimuovere tutto il materiale necessario ad avere una situazione ottimale richiede tempo, nonostante la notevole capacità di movimentazione della flotta di mezzi presenti sul posto, cinque in tutto con una capacità totale di 80 metri cubi a viaggio. Attualmente i lavori si concentrano sulla rimozione di materiale a Roseto e il deposito dello stesso presso Fontana, seguendo una pianificazione territoriale specifica e condivisa con le autorità”.

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“Difficile capire le quantità di materiale se non si è sul posto”

A quasi due mesi dall’evento, anche pensando alla posa del ponte provvisorio di Visletto in tempi record, e nonostante le comprensibili difficoltà, può sorgere però spontanea la domanda sulle tempistiche. Non si stanno allungando un po’ troppo, anche proprio pensando a chi svolge attività (agricole, turistiche ecc.) in Bavona o chi magari possiede abitazioni secondarie o altro? “Se non si è stati presenti sul posto è forse difficile capire le quantità di materiale in gioco – risponde Janner –, organizzare lavorazioni di tale entità in tempi brevi non è certamente facile. Il tratto di strada ripristinato a Fontana è lungo circa 500 metri ed è stato eseguito in tempi brevi. Il passaggio sarebbe già possibile, ma il problema rimane la sicurezza ad Alnedo e Roseto che non è ancora garantita e, per farlo, è necessario movimentare decine di migliaia di metri cubi di materiale per poi depositarle a Fontana”.

Inoltre sui 6 chilometri di strada da percorrere tra andata e ritorno tra Roseto e Fontana la strada è stretta e può transitare solo un numero limitato di mezzi. C’è poi un ulteriore aspetto da tenere presente: “I lavori di sgombero non sono iniziati il giorno dopo l’evento, in quanto non c’erano macchinari a disposizione a nord del ponte di Visletto. L’attivazione dell’esercito e l’impiego di mezzi e uomini ha seguito il normale iter e i lavori sono iniziati solo 10 giorni dopo l’evento. Pur capendo la voglia della gente di riappropriarsi della Valle Bavona, sarà necessario pazientare ancora qualche tempo. Municipio e progettisti stanno facendo il possibile per ristabilire il transito in sicurezza” conclude Janner.

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