Fra l'avvio della campagna di vaccinazione e l'inasprimento delle restrizioni, la Svizzera è ormai entrata in una nuova fase di gestione della crisi determinata dal coronavirus. Alle percezioni della popolazione era legato il sondaggio online lanciato nei giorni scorsi dalla SSR sui suoi portali d'informazione. A questo primo rilevamento del 2021 hanno preso parte quasi 44'000 persone di tutte le regioni linguistiche del Paese.
I primi dati in evidenza danno decisamente la misura degli effetti della seconda ondata. Quasi la metà dei partecipanti al sondaggio (49%) giudica critica o molto critica l'attuale situazione del sistema ospedaliero. In questo senso si registra un netto peggioramento della percezione, per rapporto al dato che il sondaggio inquadrava lo scorso ottobre. Il 40% reputa quindi problematica la situazione dell'economia. Per quanto attiene alla condotta della crisi, si continua a constatare un'erosione della fiducia nel Consiglio federale. A livello nazionale il "tasso d'approvazione" per l'Esecutivo si attesta a meno di un terzo degli interpellati. E nella Svizzera italiana è di converso il 47% a manifestare sfiducia verso la gestione della pandemia da parte del Governo.
"Qual è la sua posizione sulla ripartizione delle competenze fra Confederazione e cantoni nella lotta contro la pandemia di coronavirus?"
D'altro canto sono prevalgono nettamente (68%) le opinioni di coloro che, per la gestione della crisi, chiedono maggiori prescrizioni unitarie da parte di Berna. Solo il 21% degli interpellati sostiene invece l'idea di un maggior margine di manovra da conferire alle autorità cantonali, a seconda degli sviluppi della situazione. Dati, questi, che la dicono lunga su quanto il federalismo elvetico sia stato messo sotto pressione dalla crisi sanitaria.
Circa le prospettive della crisi - e in particolare riguardo alla possibilità di tornare a muoversi senza restrizioni - è ormai molto diffuso il timore di una situazione eccezionale a lungo termine. La metà degli interpellati non si aspetta infatti un ritorno alla normalità prima dell'inverno 2020-2021. Intanto, sull'onda dell'avvio della campagna nazionale di vaccinazione, figura nettamente in crescita, e più precisamente dal 16% al 41% rispetto ad ottobre, il numero di coloro che si dichiarano disposti a farsi vaccinare immediatamente. Nella Svizzera italiana tale disponibilità viene dichiarata da quasi la metà dei partecipanti al sondaggio. Tornando al dato nazionale, si attesta invece a meno di un quarto la quota di coloro che non intendono ricorrere a questo strumento d'immunizzazione.
"In Svizzera alcuni gruppi di popolazione possono già accedere a un vaccino anti-COVID-19. Desidera farsi vaccinare quando il vaccino sarà disponibile per lei?"
La vaccinazione assume una posizione di rilievo anche sul piano dei pareri legati agli scenari di uscita dalla crisi sanitaria. Per il 58% degli interpellati, infatti, sarà un vaccino efficace a determinare la fine delle insidie rappresentate dal Covid-19. Una percentuale analoga, tuttavia, ritiene che il virus non scomparirà e che decisiva sarà piuttosto la capacità di conviverci.
"Secondo la Sua valutazione personale, cosa determinerà la fine del pericolo rappresentato dal nuovo coronavirus?". Per questa domanda erano possibili più risposte
Questo rilevamento, benché lanciato prima dell'ultimo giro di vite deciso dal Governo, ha comunque dato esiti nella prospettiva delle nuove restrizioni introdotte nel Paese. Il 74% si dice così favorevole all'obbligo del telelavoro negli ambiti che lo consentono. Il 56% si schiera invece contro la chiusura dei negozi giudicati non essenziali. Quest'ultimo dato è certamente significativo: per la prima volta, infatti, una misura di grande portata contro il coronavirus non incassa da subito il sostegno di una maggioranza della popolazione. Su questo punto, tuttavia, gli orientamenti nella Svizzera italiana divergono nettamente dal risultato del sondaggio a livello nazionale: la chiusura di questi esercizi commerciali è infatti approvata da ben il 69% degli interpellati.
Opinioni sulla chiusura dei negozi, ad esclusione di quelli per beni d’uso quotidiano
Il sondaggio, effettuato fra l'8 e l'11 gennaio scorsi, è stato elaborato su mandato della SSR dall'istituto di ricerca demoscopica Sotomo e presenta un margine d'errore statistico, per eccesso o per difetto, di 1,1 punti percentuali.
Alex Ricordi