L'attesa sentenza del Tribunale federale sul pagamento dei salari in euro ai lavoratori frontalieri non ha fatto chiarezza sulla fattispecie. I giudici di Mon Repos hanno accolto i ricorsi delle imprese Marquardt Verwaltungs-GmbH e vonRoll production SA contro le sentenze cantonali che le condannava poiché dal 2012 avevano versato salari non in franchi, ma non sono entrati nel merito della questione.
Per tre membri della seconda Corte di diritto civile su cinque, gli impiegati hanno commesso un abuso di diritto tentando di ottenere un rimborso a diversi anni di distanza. Pertanto non è stato esaminato l'eventuale mancato rispetto dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone che impedisce ogni discriminazione dei lavoratori in seno all'Unione Europea. Secondo l'Alta corte di Losanna entrambi i lavoratori avevano accettato nel 2011 una modifica contrattuale proprio sui salari in euro. Conoscevano quindi le circostanze particolari nelle quali si iscrivevano le misure, ovvero le gravi difficoltà economiche dei datori di lavoro. Oltre a questo, erano perfettamente a conoscenza del fatto che un salario versato in franchi e convertiti al tasso di cambio effettivo avrebbe garantito un salario in euro più elevato di quello percepito. In queste circostanze - conclude il tribunale nella sua sentenza - non si può richiedere un risarcimento a posteriori.
La minoranza della Corte intendeva invece accogliere la tesi della violazione dell'accordo sottoscritto tra Svizzera e UE per le pratiche adottate dalle due aziende.
Nel 2011 la Marquardt aveva avvertito i dipendenti delle difficoltà legate al franco forte e della decisione di pagare il 70% dei salari in euro, e il restante in franchi, dal gennaio 2012. Un impiegato licenziato nel 2014 ha ottenuto 20'475 di arretrati davanti al Tribunale cantonale si Sciaffusa. Secondo questa corte si è trattato di una discriminazione indiretta dei lavoratori europei rispetti ai colleghi domiciliati in Svizzera, contraria all'accordo sulla libera circolazione.
vonRoll aveva dal canto suo instaurato un sistema dinamico, che prevedeva il pagamento degli stipendi in euro in funzione delle variazioni del franco rispetto alla valuta europea. Un frontaliere francese, davanti alla giustizia giurassiana, nel 2016 ha ottenuto 18'881 di rimborso per le perdite dovute al salario in euro, decisione confermata nel 2017. Anche in questo caso è stata ravvisata una violazione dell'accordo sulla libera circolazione.