La testimonianza

Le mie prigioni

Il racconto di una vittima di abusi sessuali in ambito ecclesiale in Ticino

  • 28 febbraio, 05:49
  • 28 febbraio, 12:53
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La testimonianza: abusi sessuali nella Chiesa a sud delle Alpi

SEIDISERA 26.02.2024, 18:50

  • Ti-Press / Benedetto Galli 2002
Di: Sofia Stroppini e Nicola Lüönd 

“Le mie prigioni”, così Bruno ricorda il Collegio Don Bosco, che ha frequentato per 4 anni. Bruno è il nome fittizio che abbiamo scelto per una persona vittima di violenze sessuali. Dopo aver sentito parlare dello studio dell’Università di Zurigo, che ha rivelato più di mille casi di abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa cattolica, Bruno ha deciso di farsi avanti e raccontarci la sua storia.

Il passato di Bruno

Nel suo primo messaggio, mandato in novembre, Bruno parla di un episodio avvenuto quasi 60 anni fa, quando aveva circa 11 anni. Fin da subito è chiaro: non riuscirà a raccontarci a voce della violenza subita. Per questo ci manda un resoconto scritto, redatto in un’occasione precisa; quando nel 2018 Bruno decide di denunciare il caso alla Commissione diocesana di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale, una commissione istituita una quindicina d’anni fa -interna alla Chiesa- per raccogliere le testimonianze in merito. Una Commissione che -in tutti questi anni- riceve solo 5 segnalazioni, tra cui quella di Bruno.

Bruno era un bambino vivace che, giocando a ricreazione, per errore colpisce un prete calciando un sassolino. Per questo viene messo in punizione: non può tornare a casa nel fine settimana, è costretto a rimanere al collegio. La sera si ritrova in una stanza enorme, con 40 letti vuoti. C’è solo lui e il prete.

“A un certo punto sono riuscito ad addormentarmi, ma dopo poco mi sono di nuovo svegliato. Ho iniziato a piangere e a singhiozzare dalla paura. Improvvisamente ho sentito il prete che mi aggrediva con grande violenza. Mi ha tolto le coperte e le lenzuola. Mi ha spogliato completamente e ha iniziato a picchiarmi violentemente, con entrambe le mani, sui glutei e sulla schiena. Poi me lo sono sentito sopra e mi sono disattivato, probabilmente per cercare di non sentire quell’orrore. Non riesco a ricordare in modo chiaro se sono svenuto o se ho cercato di anestetizzarmi per non sentire quanto stava succedendo, perché era troppo atroce da sopportare.”

Il presente di Bruno

Di quel fatto brutale, Bruno conserva nella memoria il suono del campanile, che segnava le tre. Anche oggi, dopo 60 anni, gli succede di svegliarsi a quell’ora e sentire il suono del campanile. Bruno ci racconta del “dopo”, di quando la memoria “riporta in superficie delle emozioni che tolgono energia, portano sulla via della depressione e gettano in uno sconforto profondo”. Per anni la sola vista di un prete o il passaggio in autostrada accanto al collegio Don Bosco gli provocavano tremori e batticuore. La sua risposta al trauma è stata quella di provare ad elaborarlo, chiedendo aiuto a più livelli e tentando diversi approcci terapeutici. La denuncia alla Commissione diocesana di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale era pure un tentativo di ottenere un riconoscimento. La questione si conclude con un risarcimento finanziario. Bruno confessa che non è ciò che cercava, ci racconta la sua delusione.

Quello che mi ha salvato dalla depressione o dall’alcolismo, dalla tossicodipendenza o dal suicidio, è stata la musica

Bruno

Ci parla però anche del ruolo della musica, che è stata per lui un’ancora di salvezza. Senza la musica, ci dice, chissà come sarebbe andata a finire. Ci manda un file audio, che registra a casa sua, seguendo qualche traccia che gli forniamo. Un’intervista non canonica, che però permette a Bruno di raccontarsi senza pressione. Lui bussa alla porta offrendoci la sua storia, noi ci mettiamo nella condizione di ascoltarlo.

Bruno oggi è un uomo sulla settantina, che pur conducendo una vita normale, porta ancora su di sé il peso dell’abuso subito. Il percorso per elaborarlo non è ancora concluso. Recentemente si è rivolto a Miriam Caranzano, che da qualche mese sta lavorando alla creazione di un’antenna ticinese dell’Associazione per le vittime di abusi sessuali nella Chiesa.

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