La scheda

Tutte le volte che Israele ha invaso il Libano

Operazione Litani del ’78, “Pace in Galilea” del 1982 (che portò alla nascita di Hezbollah) e guerra del 2006: lo Stato ebraico ha bombardato ed è penetrato più volte nel Paese dei cedri

  • 21 ottobre, 05:50
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Soldati israeliani appena entrati in Libano, il 12 luglio del 2006

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Di: Ludovico Camposampiero 

Israele continua a bombardare il Libano e soprattutto la capitale Beirut e i suoi sobborghi per colpire obiettivi legati a Hezbollah. Truppe di terra sono pure penetrate nel sud del Paese e da giorni sale la tensione con le forze del contingente UNIFIL, la missione dell’ONU per il mantenimento della pace nella regione.

Non si tratta ancora di un’invasione su larga scala anche se le attuali manovre militari dello Stato ebraico potrebbero esserne i prodromi. Non sarebbe comunque la prima volta, anzi. Israele nel corso della sua storia ha infatti invaso il Paese dei cedri più volte, motivando sempre queste azioni con la volontà di lottare contro gruppi armati – libanesi ma anche palestinesi – che minacciavano la sua sicurezza.

Le principali invasioni israeliane sono avvenute in tre occasioni.

1978 - Operazioni Litani

Israele invase il sud del Libano per contrastare gli attacchi dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), che operava da quell’area contro il nord dello Stato ebraico. Tel Aviv motivò l’invasione con la volontà di creare una zona di sicurezza lungo il confine. Israele occupò così una parte del sud del Libano fino al 2000.

L’Operazione Litani (dal nome del fiume, ndr.) causò un numero significativo di vittime principalmente tra civili libanesi e tra i militanti dei gruppi armati palestinesi. In merito ai civili libanesi, le stime variano, ma si parla di circa 1’100 morti, deceduti prevalentemente a causa di bombardamenti su villaggi e aree densamente abitate. Per quanto riguarda i palestinesi combattenti, non ci sono dati precisi ma si ritiene che centinaia abbiano perso la vita. Infine, tra le file dell’IDF (Israele Defence Force, l’esercito israeliano, ndr.) morirono 20 soldati.

1982 – Operazione pace in Galilea

Passarono solo quattro anni e Israele invase di nuovo il Libano: l’invasione questa volta fu molto più ampia e mirava sia a distruggere le basi dell’OLP sia a contrastare l’influenza della Siria sul Paese dei cedri. In quest’occasione, Israele avanzò fino alla capitale Beirut, causando enormi perdite tra la popolazione civile. L’IDF riuscì però nel suo intento di far sì che l’OLP si ritirasse dal Libano. In seguito, Israele mantenne una presenza nel sud del Paese creando una zona di sicurezza per ridurre gli attacchi provenienti dal sud, insieme ad un’alleanza composta anche da milizie locali.

L’operazione del 1982 causò un ingente numero di morti, sia tra i militari sia tra i civili, a causa dei numerosi scontri a fuoco, dei bombardamenti e dei combattimenti terrestri. Complessivamente, le vittime del conflitto sono stimate in decine di migliaia, includendo soldati israeliani, combattenti dell’OLP, civili libanesi e palestinesi.

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Una fotografia scattata a Beirut nel 1982

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Uno degli episodi più tragici collegati all’operazione Pace in Galilea, fu il massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila: qui, alla periferia occidentale di Beirut, un numero compreso fra 700 e 3’500 civili palestinesi e libanesi furono uccisi da milizie libanesi cristiane, con il tacito consenso delle forze israeliane che circondavano l’area. Il massacro di Sabra e Shatila ebbe luogo tra il 16 e il 18 settembre 1982: le milizie cristiano-falangiste, alleate di Israele, entrarono nei campi profughi palestinesi situati alla periferia ovest della capitale.

L’esercito israeliano, che controllava l’area circostante, permise l’ingresso delle milizie nei campi e non intervenne per fermare il massacro. Le milizie agivano in ritorsione per l’assassinio del presidente libanese Bashir Gemayel, avvenuto pochi giorni prima.

Il massacro suscitò indignazione internazionale e portò a proteste anche in Israele. La Commissione Kahan, incaricata di indagare, dichiarò che l’allora ministro della Difesa israeliano Ariel Sharon era indirettamente responsabile per non aver impedito il massacro.

L’invasione israeliana del 1982 contribuì inoltre alla nascita di Hezbollah. L’operazione Pace in Galilea si trasformò infatti in un’occupazione di lunga durata; in risposta a tale occupazione, nel 1985 si formò proprio Hezbollah, grazie al sostegno dell’Iran. Il gruppo divenne poi la principale forza di resistenza contro l’occupazione, conducendo numerosi attacchi contro l’IDF e i suoi alleati, utilizzando tattiche di guerriglia e attacchi suicidi, tra cui quello che nel 1983 colpì una base militare statunitense a Beirut, uccidendo 240 marines.

Hezbollah crebbe poi in influenza diventando un attore chiave nella regione, nonché una delle principali minacce per Israele lungo il confine sud.

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Morti nel massacro di Sabra e Shatila

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2006: seconda guerra del Libano

Il conflitto scattò dopo che Hezbollah rapì due soldati israeliani e ne uccise altri tre. Israele rispose con una serie di bombardamenti e operazioni terrestri nel sud del Libano. Il conflitto durò poco più di un mese ma portò a ingenti perdite fra i civili e in entrambi gli schieramenti, nonché alla distruzione decine di migliaia di edifici in Libano. Alla fine, una risoluzione dell’ONU, la 1701, pose fine alle ostilità rafforzando il mandato dell’UNIFIL stessa.

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Luglio 2006: un soldato israeliano nel sud del Libano

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Ora, Israele ha ripreso a bombardare il Libano e ha di nuovo varcato il confine con uomini e mezzi militari: l’obiettivo dichiarato è quello di distruggere Hezbollah (il capo del movimento Hassan Nasrallah è stato ucciso lo scorso 27 settembre, ndr.) ma secondo molti osservatori, questa potrebbe non essere una guerra lampo.

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Reportage sull'UNIFIL nel sud del Libano

Telegiornale 19.10.2024, 20:00

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